Riguardo ai possibili scenari sull'influenza che potrà avere il voto al referendum del 4 dicembre sulla finanza in Italia, può essere interessante conoscere il parere di chi con la finanza, a livello globale, opera da anni.

Pertanto, al riguardo, riporto il commento di Luca Raffellini, Head of Business and Financial Services di Frost & Sullivan, un'azienda di consulenza che opera in tutti e sei i continenti.

«Attualmente, non è possibile vedere chiaramente il collegamento tra i risultati del referendum costituzionale in Italia e il destino ultimo delle banche italiane. Molti scenari plausibili indicano un restringimento delle opzioni per le banche in difficoltà e cattive notizie in generale se dovesse vincere il NO – ma la domanda è, quanto cattive?

Lo scenario peggiore, il fallimento di Monte dei Paschi di Siena, che innescherebbe una cascata di altri fallimenti bancari, richiederebbe almeno tre ipotesi forti.

La prima è che l’attuale governo fosse sostituito e che tale sostituzione richiedesse molto tempo.
La seconda è che il nuovo governo fosse "tecnocratico", con un Ministro delle Finanze o con poca simpatia verso il settore bancario o incapace di evitare l’applicazione del meccanismo di risoluzione dell’UE.
Infine, bisognerebbe presumere che la disaffezione degli investitori si diffondesse ad altre banche grandi e meglio capitalizzate come Unicredit.

Questa sfortunata combinazione è possibile, naturalmente, ma assolutamente non certa. Nella recente storia politica italiana, la successione al governo è stata relativamente rapida e indolore, rispetto ad esempio al Belgio. Pertanto, supponendo che il Primo Ministro Renzi dia effettivamente le dimissioni, il periodo di incertezza politica non dovrà necessariamente protrarsi a lungo.

Inoltre, un nuovo governo presumibilmente farebbe tutto ciò che è in suo potere per proteggere gli obbligazionisti junior (i piccoli risparmiatori privati) ed è probabile che prenderebbe una posizione ancora più ferma verso l’Europa e il BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive ovvero la direttiva europea da cui è originata la normativa relativa al bail-in, ndr.).

Quanto a un possibile "contagio finanziario", i 5 miliardi di euro di debito subordinato di Monte dei Paschi di Siena non spariranno da un momento all’altro e nemmeno i crediti in sofferenza (o NPL, Non Performing Loans) di altre banche. Tuttavia, non dimentichiamo che alcune delle altre grandi banche italiane sono intrinsecamente robuste, non avendo avuto performance peggiori di alcune delle altre banche europee nello stress test dell’EBA effettuatgo a luglio.

A conti fatti, altri fattori esterni – non collegati al referendum italiano – potrebbero dimostrare di avere un maggiore impatto sulla stabilità delle banche: la Brexit, la nuova presidenza degli Stati Uniti, le elezioni francesi e la volatilità dei mercati finanziari internazionali, per citarne alcuni. Le prospettive sono ancora piuttosto aperte.»

Pertanto, volendo tradurre in pratica questa dichiarazione, l'instabilità finanziaria dell'Italia legata al referendum che causerebbe anche il fallimento di almeno 8 banche, tra cui MPS, è da considerarsi poco più che mera propaganda elettorale a favdore del Sì.