"Lo Stato torna a fare lo Stato, salveremo sempre le vite umane, ma chiederemo alle nostre navi di stare più vicine alle coste italiane. Nel Mediterraneo ci sono anche altri Paesi che possono intervenire. Non possiamo permetterci di portare mezza Africa sul suolo italiano."

Se l'italiano non è un'opinione, allora questa frase del ministro dell'Interno Matteo Salvini, presidente del Consiglio di fatto, significa che nei giorni scorsi lo Stato gestito dal governo del cambiamento aveva smesso di fare lo Stato, utilizzando la nave Aquarius come arma di ricatto nei confronti dell'Europa e coma arma di propaganda per la campagna elettorale "permanente" del segretario della Lega.

Da capire come adesso Matteo Salvini darà seguito a questa sua dichiarazione. Infatti, dei 600 e oltre migranti presenti sull'Aquarius, due terzi erano stati trasbordati da navi della Marina e della Guardia Costiera italiana.


Che cosa ha in mente Salvini? Che le attività di ricerca e soccorso delle navi della Marina e della Guardia Costiera italiana non navighino più in acque internazionali? Una richiesta curiosa per le navi della Marina, oltre al fatto che c'è da chiedersi se il "ministro" abbia prima sentito il parere della sua collega alla Difesa riguardo la fattibilità di tale direttiva, al di là del problema relativo al salvataggio dei migranti.

Oppure Salvini vuole impedire a delle navi gestite da organizzazioni private di navigare liberamente, facendo ciò che il diritto internazionale impone di fare? Salvare in mare persone che sono in difficoltà ed hanno bisogno d'aiuto.

Ormai la campagna di propaganda del ministro ridens comincia a mostrare i limiti del personaggio e le sue reali capacità nel gestire la cosa pubblica, al di fuori della propaganda e della logica da bar, uniche armi che finora ha dimostrato di avere a sua disposizione.