C'era una volta, tanto tempo fa, un quotidiano che si chiamava Repubblica...
Una volta, tanto tempo fa, esisteva Repubblica, quotidiano fondato da Eugenio Scalfari che si distingueva dal resto della stampa italiana per il tentativo di fare del giornalismo nel modo in cui veniva e viene fatto nel mondo anglosassone.
Oggi Repubblica, diventato di fatto (in precedenza lo era stato solo per i soldi che l'Avvocato aveva prestato al cognato) uno dei giornali della famiglia Agnelli, si limita invece a fare della propaganda (nello stile dei media russi che adesso supportano la cosiddetta operazione speciale di Putin), in base alle indicazioni ricevute dal gruppo editoriale Gedi.
Una fine imbarazzante per quello che una volta è stato un vero quotidiano... ma questo è l'attuale zeitgeist, come dimostra l'articolo a firma di Carlo Bonini, dal titolo Russiagate, quei giochi con l'intelligence dell'ex premier Conte...
Che cosa scrive Repubblica in quello che, non si sa bene in base a quale motivo, viene da molti definito un clamoroso scoop?
Che i documenti ottenuti da Repubblica sulle due missioni dell'agosto e settembre 2019 a Roma dell'allora segretario alla Giustizia Usa, William Barr, evidenziano alcune significative omissioni della ricostruzione di quella vicenda fatta da Giuseppe Conte al Copasir in merito allo scandalo Russiagate.
Secondo la ricostruzione di Repubblica, l'allora premier Conte avrebbe permesso incontri segreti tra il segretario alla Giustizia Barr e il direttore del Dis (servivi segreti italiani), Gennaro Vecchione. Si tratta di due missioni a Roma nell'agosto e settembre 2019 già note da tempo, ma sulle quali, secondo le "prove" ottenute da Repubblica, Conte avrebbe mentito al Copasir, nascondendone alcuni fatti, a partire dalle finalità.
Secondo il quotidiano della Gedi, Conte "barattava un vantaggio personale (l'endorsement politico a suo favore da parte di Trump) in cambio di un incongruo scambio di informazioni dall'alto dividendo politico (il presunto coinvolgimento del Fbi in un altrettanto presunto complotto ai danni della Casa Bianca) e oggi, di fronte all'invasione Russa dell'Ucraina, arriccia il naso di fronte a un certo “atlantismo oltranzista”".
In pratica, Conte avrebbe dovuto avallare le accuse fatte dall'amministrazione Trump contro il suo predecessore Obama e l'ex Premier Matteo Renzi su un loro coinvolgimento nel tentativo di fargli perdere le presidenziali del 2016, tramite il complotto definito “Russiagate”.
Il 15 agosto 2019 secondo le carte del “Russiagate” americano citate da “Repubblica” vi sarebbe stata una cena tra Barr e Vecchione: in quell'incontro, i due cercarono di capire se l'Italia fosse stata al centro del complotto per influenzare le Presidenziali Usa contro Trump. Ecco, di quell'incontro Conte non ne fece cenno al Copasir e secondo Repubblica la dimenticanza di Conte sarebbe da considerarsi dolosa.
Non solo! Repubblica fa notare anche che Conte spiegò al Copasir che l'incontro tra il ministro Usa e Vecchione avvenne alla sede del Dis, mentre invece l'incontro avvenne durante una cena! Quindi, ulteriore prova del dolo di Conte!
E a suffragare lo "scoop" di Repubblica, arriva un altro giornale che, in teoria, dovrebbe rappresentare il meglio dell'informazione in Italia, con l'articolo di Fiorenza Sarzanini sul “CorSera”, che ci spiega che il materiale sanitario [promesso dai russi all'Italia con il diffondersi della pandemia, motivo ufficiale della missione russa nel nostro Paese, ndr] era insufficiente rispetto alle esigenze e questo alimenterebbe il sospetto che l'obiettivo dei russi venuti a supportare l'Italia fosse l'attività spionistica e non l'aiuto umanitario.
Inutile aggiungere che, anche in questo caso, la responsabilità di Conte sia evidente.
E ad utilizzare tali contenuti per alimentare la propaganda anti-Conte si è subito precipitato il più volte già precipitato senatore Matteo Renzi che, evidentemente, non avendo ancora avute le necessarie firme e controfirme per un'alleanza (e un seggio sicuro per lui) tra Forza Italia e Italia Viva alle prossime politiche, cerca disperatamente di tenersi aperta anche la possibilità di una possibile alternativa con un accordo, anche dell'ultim'ora ,con il Pd, che però dovrebbe rinunciare a qualsiasi apparentamento con i 5 Stelle.
Ed ecco così che i fidi renziani si affannano sui social a ripetere le allucinate e allucinanti supposizioni di Bonini come se fossero realtà, mentre il loro pater familias definisce quanto ricostruito da Repubblica una follia, ma solo per accreditare la follia come possibile realtà:
"Oggi la Repubblica spiega perché ci sono dei buchi neri nella ricostruzione di Giuseppe Conte sulla strana vicenda dell'agosto-settembre 2019, quando gli esponenti dell'amministrazione americana vennero in Italia alla ricerca di un presunto complotto da me ordito contro il presidente Trump. Considero una follia questa ipotesi e ancora più folle mi pare chi gli ha dato credito. Ho chiesto chiarezza all'intelligence italiana. E non lo faccio per me, ma per il decoro delle istituzioni italiane."
Se poi qualcuno volesse ritenere che l'informazione e la politica in Italia abbiano raggiunto livelli di credibilità tanto bassi che per essere definiti si debba ormai iniziare a scavare pozzi di profondità finora impensate, credo ne abbia tutto il diritto, insieme a controprove e argomentazioni ben più attendibili di quelle cui fa riferimento Repubblica.
Questa è stata la risposta di Conte...