Il crollo del Pil registrato giovedì dagli Stati Uniti nel secondo trimestre del 2020 è un dato storico, il peggiore di sempre. Il prodotto interno lordo americano, nel periodo aprile - giugno, è sceso del -9,5% nel secondo trimestre dell'anno, un calo che, sommato a quello del primo trimestre, indica un andamento annuale pari a -32,9%.
Ma non è un dato inatteso, visto che negli Stati Uniti, più di 1,4 milioni di americani anche la scorsa settimana hanno presentato nuove richieste per il sussidio di disoccupazione, secondo quanto riferito ieri dal Dipartimento del Lavoro (fonte).
Con il dato di ieri è stata la diciannovesima settimana consecutiva in cui si sono registrate richieste di sussidi superiori al milione, una cifra mai vista in precedenza. A questo dato, va aggiunto anche quello delle 830mila persone che hanno presentato domanda per una indennità nell'ambito del programma federale di assistenza per la pandemia, che dà sostegno a liberi professionisti, lavoratori autonomi e altre tipologie di lavoratori non coperti dalle indennità di disoccupazione tradizionali.
La causa è naturalmente la pandemia, che anche al 30 luglio ha fatto registrare negli USA quasi 68mila nuovi casi di contagio e 1.237 nuovi decessi, il 57% in più rispetto a due settimane fa. In base ai dati della JHU i contagiati da coronavirus negli USA, finora, sono stati 4,5 milioni, mentre 152mila sono i morti.
Negli Stati americani dove le riaperture sono avvenute troppo in fretta, il contagio è aumentato, costringendo gli stessi governatori, che a inizio maggio proclamavano la fine dell'emergenza e la necessità di un ritorno ad una quasi completa normalità, a rivedere le loro posizioni e ad emettere ordinanze in cui vengono ripristinati i precedenti divieti.
Una situazione a dir poco paradossale, dovuta al fatto che l'amministrazione Trump ha rinunciato a gestire l'emergenza Covid a livello federale e ad imporre un coordinamento nazionale alle iniziative per contrastare la pandemia. Al contrario, Trump a fine aprile ha spinto i governatori a riaprire perché il coronavirus non era più una minaccia ed era pertanto necessario rilanciare al più presto l'economia.
Come è andata a finire lo stiamo vedendo in queste ore.
In grave difficoltà nei sondaggi, proprio a causa del modo in cui ha gestito la crisi generata dalla pandemia che ha smascherato in modo evidente quanto sia inadeguato nel ricoprire l'incarico di presidente degli Stati Uniti, Donald Trump adesso sta cercando di far slittare le elezioni presidenziali di novembre 2020 ad altra data.
Purtroppo per lui, i congressisti repubblicani al Senato, che in quell'aula hanno la maggioranza e dovrebbero avallare tale decisione, hanno già rispedito al mittente la proposta definendola inaccettabile.