Paolo Gentiloni ed il suo governo hanno ottenuto il voto di fiducia del Senato e, pertanto possono inziare a lavorare e a mettere in pratica ciò che Renzi dirà loro di fare per tramite della sottosegretaria Boschi e del neo ministro Lotti.

Il passaggio al Senato è stato caratterizzato da 169 sì su 269 prsenti, lo stesso numero di voti che ebbe Renzi, ma le condizioni politiche sono mutate e per il futuro la sensazione è che il numero di preferenze in quella Camera possa ulteriormente restringersi piuttosto che allargarsi.

Nel caso di richieste di fiducia, propabilmente il governo continuerà ad avere i numeri, ma nell'attività ordinaria, quando dovranno essere votati emendamenti, subemendamenti e ordini del giorno è molto probabile che il cammino di Gentiloni e dei suoi ministri diventi un calvario.

Le scadenze imminenti, quelle che non possono essere rimandate, sono la ricapitalizazzione di MPS e le coperture alla finanziaria. Poi, gioco forza, anche la legge elettorale dovrà essere discussa il prima possibile. Difficile che Mattarella non prema per questo, visto che al Senato non fu presentata una riforma ai tempi dell'Italicum, è necessario che il governo provveda quanto prima.

Infatti, se per qualunque motivo dovesse venire sfiduciato, al voto si andrebbe con sistemi elettorali che lo stesso Mattarella ha definito disomogenei e, pertanto, sarebbe poi un problema avere una maggioranza unica che possa sostenere il governo.

Inoltre, sarà da tener conto che comunque gli italiani, a meno di incredibili sorprese, saranno chiamati a votare per i tre referendum sul lavoro promossi dalla CGIL, che potrebbero costituire un'altra ennesima mazzata sulle cosiddete riforme di Matteo Renzi.

E se Renzi dovesse di nuovo perdere? È probabile che lo stesso ex premier si ponga a questo punto la domanda se non sia necessario andare al voto quanto prima, proprio per non essere identificato ulteriormente come perdente o come "riformista" di seconda mano, visto che quanto da lui messo in atto è stato bocciato sia da organi tecnici che dal voto popolare.

A conti fatti, pertanto, è molto probabile che, al più tardi, andremo a votare per le politiche prima dell'estate.