21 settembre. Israele ha iniziato a bombardare a tappeto le città del Libano meridionale
Per la stampa israeliana e per quella internazionale a supporto dei crimini di guerra dello Stato ebraico, l'ennesimo attacco terroristico israeliano in Libano è stato un successo perché, in spregio a qualsiasi norma del diritto internazionale, nel bombardamento sono stati assassinati 16 membri della Forza al-Hajj Radwan, un reparto speciale di Hezobollah, di cui due comandanti: Ibrahim Aqeel e Ahmed Wahbi.
Naturalmente, viene omesso che l'ennesimo atto terroristico perpetrato dal genocidario Stato ebraico, che venerdì nell'ora di punta ha raso al suolo due edifici nel quartiere Dahiya nella periferia meridionale di Beirut, ha complessivamente causato la morte di 37 persone ed il ferimento di altre 60, secondo quanto ha dichiarato sabato il ministro della Salute Firass Abiad durante una conferenza stampa
Tra i morti, anche 7 donne e 3 bambini che avevano 4, 6 e 10 anni. Sotto le macerie vi sarebbero ancora 17 persone: non è chiaro se queste siano da aggiungere al numero delle vittime.
Le famiglie dei prigionieri israeliani a Gaza, in un comunicato diffuso oggi, affermano che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha abbandonato i loro congiunti, preparando una guerra anche al nord: "Netanyahu dà a Sinwar quello che vuole, una guerra su più fronti".
Le famiglie hanno aggiunto che la pressione militare porta all'uccisione dei prigionieri e che l'unico modo per salvarli è un accordo di scambio.
Ma a Netanyahu e ai suoi ministri di quei connazionali poco importa, tanto che continua bombardarli, mentre continua a radere al suolo la Striscia di Gaza, dove nelle ultime ore ha assassinato altre 22 persone.
Così ha iniziato una guerra nel nord dove, dopo gli attentati terroristici di questi giorni, sabato ha scatenato la propria aviazione bombardando a tappeto il sud del Libano, colpendo le città di Tayr Harfa, Sheihin, Jibeen, Zebqin e Dahira.
Hezbollah, contemporaneamente, ha lanciato un attacco con droni sulla base militare Miron nella Galilea occidentale.
All'escalation parteciperanno a breve Yemen e Iran, oltre ai gruppi finanziati da Teheran che operano in Iraq e Siria.
Gli Stati Uniti, che potrebbero fermare il conflitto e risolvere in un fiat la crisi in Medio Oriente interrompendo la fornitura di armi a Israele e riconoscendo lo Stato Palestinese, hanno inviato una seconda portaerei (con il gruppo di navi al seguito per la sua protezione) che stazionerà nel Mediterraneo, affiancando l'altra portaerei già presente nel Golfo.
E questo, per consentire allo Stato canaglia di Israele di poter continuare a proseguire nella messa in atto di apartheid e genocidio di cui da tempo si è reso responsabile.