Per chi è forte di stomaco può andare sul sito di Matteo Renzi e leggersi per intero la Enews 420, 2 aprile 2016, con il resoconto del viaggio in USA del presidente del Consiglio e la risposta, come segretario del PD, alle polemiche politiche che hanno seguito le dimissioni del ministro Federica Guidi. Invece, per chi vuol rischiare al massimo un  attacco di bile, senza il pericolo di crisi di vomito, allora può accontentarsi dei due brevi estratti riportati i seguito.

Queste le parole di Renzi sulla  cena a Chicago.
«Ma il momento più forte della cena è stato il confronto sul passato e il futuro dell’industria dell’auto. Al tavolo infatti avevamo tra gli altri Sergio Marchionne. Che con Emanuel e il suo team è stato protagonista del salvataggio della Chrysler, la scommessa industriale di Obama più riuscita. Due anni fa eravamo soli a sostenere il progetto italiano di Marchionne. Oggi i numeri parlano per lui: se la Basilicata produce le Jeep per il mercato americano è merito suo, che ci ha creduto quando tutto il pensiero dominante in Italia sapeva solo criticare. Ricordate quando nei talk show chi lo difendeva prendeva fischi su fischi e gli applausi erano tutti per i sindacalisti anti Marchionne? Guardate i dati della produzione di auto in Italia anche a marzo. Fate il conto dei posti di lavoro. E domandiamoci se per quelle che La Pira chiamava “le attese della povera gente” sia più utile creare lavoro o lanciare solo slogan demagogici».

Purtroppo, però, Renzi non ci ha ricordato Termini Imerese, il ricatto del referendum sul contratto di lavoro, la mancata riassunzione a Melfi dei lavoratori iscritti alla FIOM, il tentativo di licenziare dei sindacalisti per motivi inesistenti... Queste cose Renzi non le ha ricordate, eppure anche queste sono tutte riferibili a Marchionne. Le dobbiano considerare tra i meriti del manager abruzzese?

Queste le parole di Renzi sul diritto di non essere chiamati collusi.
«Ho detto che noi del Governo non raccogliamo le loro polemiche. Ma il PD invece ha il dovere di reagire. Io credo nella polemica politica e penso che sia giusto che ognuno dica la sua, in piena libertà. Ma esiste un limite e quel limite lo traccia il codice penale. Per questo il PD ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali – a differenza nostra – è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il PD “è colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi.” Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro.
Ora io conosco la comunità delle donne e degli uomini del PD. Sono persone per bene, volontari con passione politica, gente che tiene i circoli aperti, organizza i tavolini nelle piazze, fa i tortellini alla Festa dell’Unità. [...]
Noi possiamo sbagliare, come tutti. Possiamo scegliere strategie più o meno efficaci. Possiamo essere antipatici o arroganti. Ma noi siamo persone oneste. E chi mette in discussione la nostra onestà ne risponde nelle sedi opportune. Perché i militanti del PD non meritano gli insulti di un pregiudicato».

Evidentemente Renzi si è distratto o, come è più probabile che sia, abbia finto di non capire. Ad esser stati definiti collusi non sono quelli che votano PD, ma i dirigenti e i parlamentari del PD. Che lui provi a far credere il contrario per buttarla in caciara è una strategia, ma significa anche credere che la gente che ti ascolta sia stupida da non capire. Renzi considera così i suoi elettori?