Erano forse questi i problemi sollevati da Report che Fontana non voleva che venissero mandati in onda?
Ci mancavano i reagenti. Nonostante ciò siamo partiti con 3 laboratori e ne abbiamo attivati 49... ma ci mancavano i reagenti! Li abbiamo chiesti anche ai privati, ma ci hanno detto che li avevano finiti.
Così il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, ha spiegato a Report il motivo per cui la sua regione, rispetto invece a quanto accaduto in Veneto, non è riuscita a localizzare i focolai Covid che hanno causato in Lombardia il più alto numero di contagiati e di decessi, rispetto alle altre regioni italiane.
Però, mentre la Lombardia non riusciva a fare tamponi per trovare i focolai della Covid, strutture private, come gli ospedali del gruppo San Donato, anche nel mese di aprile offrivano ai lombardi tamponi a pagamento ... a 280 euro! Questo è quanto ha fatturato l'ospedale San Raffaele ad un cittadino di Milano che aveva chiesto il tampone.
Qual è il problema? Che il San Raffaele è anche un ospedale convenzionato con la regione Lombardia e in base a ciò opera anche come ospedale pubblico, ma evidentemente in base a quella che è la sua convenienza...
È questo uno dei temi che il servizio di Report titolato "A loro insaputa" ha sollevato nell'ultima puntata di questa stagione.
Durante l'emergenza Covid, al di là di quali siano state o meno le inefficienze, anche penalmente rilevanti, nella gestione della crisi, in molti hanno indicato tra i problemi riscontrati in Lombardia il modo in cui è organizzata la sanità nella regione.
Quanto ci ha mostrato il servizio è la prova che il problema esiste e che non è certo irrilevante.
E forse anche per questo il presidente Fontana non voleva che il servizio di Report andasse in onda. L'altro motivo era rappresentato dal fatto che alla società della moglie e del cognato la regione aveva affidato direttamente, senza gara, una fornitura da oltre 500mila euro.
Quasi certamente, la regione Lombardia avrà fatto altrettanto con altre aziende perché l'emergenza sanitaria richiedeva misure straordinarie. Il problema, però, è che il conflitto d'interessi è evidente e non può non lasciare più di una perplessità, anche perché tale affidamento non è stato pubblicizzato e giustificato al momento del suo via libera... tutt'altro. Sembrerebbe che si fosse fatto di tutto per non dargli rilievo, dato che non compare in alcun elenco della regione,
Così, dopo essere stato fatturato, quando però la vicenda è venuta a galla, l'azienda della moglie e del cognato di Fontana ha subito emesso una nota di credito, in modo che la fornitura si trasformasse in donazione. Così ha dichiarato a Report il sig. Dini, responsabile dell'azienda e cognato di Fontana.
Va aggiunto però, come riporta Report, che la donazione sembra parziale, visto che la nota di credito copre solo i due terzi dell'importo totale della fattura.
Al di là dei possibili aspetti giudiziari che spesso stuzzicano la fantasia di politici e giornalisti, anche in questo caso l'aspetto rilevante di questa vicenda è soprattutto politico e il modo in cui la politica anche oggi, nonostante quanto accaduto in Italia negli anni 90, continui a non preoccuparsi di etica e trasparenza, che dovrebbero essere il fondamento della credibilità, qualunque sia il partito di appartenenza.
È chieder troppo? E se qualcuno lo fa notare dovrebbe essere colpevole di diffamazione? Strano Paese, l'Italia.