Per sedici anni la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto fronte con successo alla sfida di un mondo complesso e multipolare. Riuscire a rimanere fedele agli Stati Uniti, alleato storico della Germania, mantenendo intatte le precarie relazioni con la Russia e persino stabilendo una partnership determinante con la Repubblica Popolare Cinese è stato il suo capolavoro di politica estera.
La Merkel ha considerato la Repubblica Popolare Cinese essenzialmente come un partner economico, indispensabile per la prosperità della Germania e dell'Europa, un mercato di vendita per le aziende tedesche e per la loro propensione all'esportazione.
La Cancelliera è riuscita, con il suo approccio pragmatico e non ideologico a mantenersi in equilibrio tra Washington e Pechino. A differenza di alcuni dei suoi partner internazionali, la Realpolitik della Merkel si è tradotta in una riluttanza a criticare la Repubblica Popolare Cinese sui diritti umani, sulla situazione di Hong Kong o di Taiwan. Gli interessi economici della Germania dovevano regnare sovrani.
Tuttavia, la Germania sembra ora già impegnata, una volta terminato il periodo Merkel, a condurre una svolta nei rapporti con la RPC.
I socialdemocratici tedeschi (SPD), il Partito dei Verdi (Verdi) e i liberaldemocratici (FDP) sono entrati in un governo di coalizione. Le tre parti hanno recentemente presentato il loro tanto atteso accordo, definendo i termini con i quali la Germania intende riposizionarsi in patria e all'estero.
I Verdi, che guideranno il ministero degli Esteri con Annalena Baerbock come ministro, hanno promesso una politica estera "basata sui valori".
Secondo un’intervista rilasciata il giorno 1 dicembre 2021 a Die Tageszeitung il Ministro degli Affari Esteri Baerbock ha sostenuto, tra l'altro, che la Germania assumerà una posizione più dura nei confronti della Repubblica Popolare Cinese su casi attinenti ai diritti umani e all’inquinamento.
Intervista del Ministro degli esteri tedesco Baerbock
In buona sostanza, Baerbock ha riassunto l'accordo della coalizione di governo secondo il quale gli affari interni della Repubblica Popolare Cinese saranno trattati a Berlino in maniera diversa da quanto accadeva in precedenza.
L'accordo sostiene anche che il rapporto con gli Stati Uniti deve essere "rinnovato e dinamizzato" ed è la prima volta che la RPC viene definita un "rivale sistemico" in un accordo di coalizione tedesco.
Nell'affrontare una serie di punti di carattere cruciale, il futuro governo tedesco ha deliberatamente accettato la possibilità di entrare in conflitto con la leadership cinese. Le decisioni politiche unilaterali e favorevoli alla RPC, dettate dal precedente governo di Berlino, ora sembrano arcaiche, mentre la nuova coalizione di governo è apparentemente incline e determinata a enfatizzare una strategia comune con l'Unione Europea.
Da quando è entrato in carica, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto agli europei di unirsi in un fronte comune contro Pechino e di opporsi alle sue pratiche commerciali e la Germania si è messa sulla strada di seguire Washington in tale conflitto di carattere sistemico. Con la Merkel in pensione, Biden sembra destinato a realizzare il suo desiderio, anche perché ora sono al governo due partiti che non sono stati al potere per molto tempo: i Verdi e l'FDP i quali devono affermarsi a livello internazionale e offrire nuove prospettive politiche. Pertanto, il partenariato transatlantico svolgerà un ruolo più importante e, nella disputa geopolitica tra Cina e Stati Uniti, il nuovo governo tedesco sembra pronto ad assumere una posizione inequivocabile.
Tale nuovo scenario mette il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock nella posizione ingrata di portare avanti un nuovo atto di equilibrismo: conciliare le istanze di politica estera del suo partito, basate sui valori e su una linea più dura nei confronti della RPC per quanto riguarda le questioni attinenti ai diritti umani e, nel contempo, aderire alla visione pragmatica del Cancelliere Scholz.