Andiamoci piano col freno!
Quando imparammo a guidare ci spiegarono subito che il freno salva la vita ma non bisogna abusarne, perché altrimenti la vita può essere messa molto più a rischio che a non usarlo, andando pianissimo. Di solito ce lo ricordava il papà, il fratello, lo zio, un uomo della famiglia stereotipato dall’essere un bravo guidatore per il solo fatto di essere uomo (!).
Anche il meccanico sa che l’impianto frenante del nostro mezzo è delicato e particolare. Non lo dice, ma è giudice severo che colloca un guidatore tra l’universo degli assi di F1 e quello degli autisti della domenica. Tutto dipende dalla frequenza che ci porta a far revisionare e cambiare le parti usurate dei freni.
I freni si surriscaldano, e il mezzo non frena più, bisticciano paurosamente col bagnato, hanno poco feeling col manto sdrucciolevole, detestano le curve, pretendono manovre esperte e decise, non amano particolarmente la velocità, supplicano la partecipazione del motore, e tanto altro. Certo la tecnologia moderna aiuta e ne evita di cotte e di crude, ma di fatto usurare spesso l’impianto frenante è sinonimo di pessima guida.
E nella vita? E’ uguale.
La frenata più “apprezzata” è quella delle ferie. Le tante agognate e “rigeneranti” ferie a cui si arriva senza minimamente rallentare, anzi si accelera proprio nell’ultimo periodo per lo sprint finale che denuncia tutto il “peso delle aspettative” (cit.). Poi, bruscamente, lo stop! Una settimana o due da qualche parte a fare le cose che si fanno in questi casi; e quella dopo a ripartire sgommando, per infine - a fine mese - non aver capito cos’è successo esattamente. Ma basta uno sguardo alle calamitine sul frigo o alla nuova tazza del caffelatte per ricordarsi che la frenata rigenerante in qualche modo c’è stata.
Poi, se non l’abbiamo capita…
Però, a forza di frenare così si arriva al burnout. E servirà il meccanico per revisionare i freni; ma essendo umani ci si dovrà appellare al classico: “uno bravo”.
Il mezzo va guidato con esperienza e cognizione di causa. Non ha alcun senso arrivare a tutta velocità in prossimità di un veicolo lento a cui ci si deve momentaneamente accodare, perché questo costringe a frenate più o meno brusche, usuranti e pericolose. Basta iniziare a rallentare gradualmente: impiegheremo lo stesso identico tempo senza rischi e stress.
La corsa non è isolata! Non siamo mai i primi. C’è sempre qualcuno che precede, e prima o poi ci si deve accodare. Anche solo per sorpassare.
La sindrome da burnout è molto pericolosa, e si dice interessi soprattutto le occupazioni coinvolte in rapporti interpersonali e di aiuto al prossimo: dai medici ai tutori dell’ordine; dagli insegnanti ai caregivers. Solo per fare qualche esempio. Ma in realtà non esistono davvero occupazioni più a rischio di altre, poiché è sufficiente il sovraccarico di lavoro, o la propria ambizione sfrenata, per causare questo grave inconveniente.
E le brusche frenate finiranno per non funzionare più. Magari nel momento in cui quell’inchiodare sarebbe servito a salvare una vita.
Molto più saggio mantenere efficiente il proprio impianto frenante, evitando di usarlo quando è possibile rallentare e procedere in maniera ragionata, riflessiva, e capendo che chi sta davanti prima o poi rallenta anche gli altri. Non è sempre scontato poter sorpassare per arrivare nei tempi previsti da ritmi e pretese impossibili. Tanto vale godersi il percorso, o cambiare strada, sceglierne una meno trafficata. Può anche essere più lunga, ma potrebbe regalare una vista senza pari.
Non è un mondo in cui la locuzione «Devo rallentare un po’...» abbia mai avuto senso compiuto. Lo sappiamo che non si può rallentare un bel niente! Ecco perché si frena bruscamente e si riparte altrettanto bruscamente. Quindi è semplice: trovate un senso al termine rallentare, e fatelo sul serio.
«Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarci le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare».
Questo famoso pensiero del giudice Giovanni Falcone, di cui ieri ricorreva l’anniversario della strage, teniamolo sempre presente e caro. Esso vale davvero in ogni circostanza della propria vita: sia che si stia lottando contro un male esterno, come le terribili mafie, sia che riguardi lo stile di vita che porta a far lottare uno contro l’altro, o addirittura contro sé stessi. A usare quei freni in maniera indiscriminata per “rimettersi in sesto”.
📸 base foto: Jill Wellington da Pixabay
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