Politica

Nulla di fatto. Il padrone del Pd Matteo Renzi rimanda a data da destinarsi ogni decisione sul futuro del suo partito

Sul sito dell'organo ufficiale del Partito Democratico, Democratica, nel resoconto dell'Assemblea nazionale del 19 maggio, è riportata la dichiarazione del presidente Matteo Orfini, all'apertura dei lavori:

«Abbiamo all’ordine del giorno le dimissioni del segretario e i necessari adempimenti previsti dallo Statuto. In molti hanno però chiesto di discutere della situazione politica, spostando l’odg previsto per oggi alla prossima Assemblea del Pd. All’unanimità come ufficio di presidenza abbiamo deciso di accettare questa proposta, che pertanto metto in votazione.»

Lo ha detto tra qualche brusio - così riporta Democratica - il presidente dell’Assemblea del Pd, Matteo Orfini, in apertura dei lavori. Ma i brusii di cui parla Democratica, in realtà erano fischi e grida di disapprovazione nei confronti di Orfini e del suo ordine del giorno.



Al termine della votazione, la proposta è passata con 397 voti a favore, 221 contrari e 6 astenuti.

Perché questa scelta? Perché il padrone del Partito Democratico, Matteo Renzi ha deciso che questo non fosse il momento adatto per elencare le colpe del suo governo e della sua linea politica che hanno portato il Pd al 18% nelle ultime elezioni. Era necessario rimandare ad altra data tutto questo, nella speranza che nel frattempo 5 Stelle e Lega siano già in difficoltà con il loro governo, per poter poi dire... l'avevo detto!

Renzi, in questo modo, è dimissionario, ma le sue dimissioni sono "congelate", Maurizio Martina continuerà ad essere "reggente" sotto la guida dei renziani, mentre una nuova Assemblea dovrà essere convocata, forse a luglio, per decidere come procedere per rinnovare i vertici del partito... cioè quello che doveva essere deciso sabato!

Il resto della riunione è stato caratterizzato da una farsa dove i membri del Pd, soprattutto renziani, si sono esercitati nel dar sfoggio delle loro capacità retoriche per dimostrare quanto siano sporchi, brutti e cattivi i leghisti e i pentastellati. Un concetto che è stato riassunto anche nella relazione del segretario Martina, che è stata votata alla fine dell'Assemblea con soli 294 voti a favore, nessun contrario e 8 astenuti. Gran parte degli intervenuti oramai se ne era già andato da tempo.

A questa ennesima pagliacciata organizzata dal proprietario del partito Matteo Renzi, ha indirettamente risposto il presidente Pd delle regione Puglia, Michele Emiliano, postando su Facebook una canzone dedicata ad Angelo Fuggiano, l'operaio morto di recente in un incidente sul lavoro all'Ilva di Tanato, scritta e cantata «quando esisteva il partito della classe operaia che stava dalla parte dei cittadini e dei lavoratori.»

Autore Roberto Castrogiovanni
Categoria Politica
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