Sul monte Pirchiriano a circa 40 km da Torino si trova la Sacra di San Michele, un’abbazia del X secolo, che, secondo un’antica leggenda, fu costruita dagli angeli in onore del Santo, il monastero fu fonte di ispirazione per molti artisti, non ultimo Umberto Eco che si ispirò alla Sacra per l’ambientazione del Nome della Rosa.

L’abbazia era dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore della fede e popolo cristiano e faceva parte della via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, fino a Monte Sant’Angelo, in Puglia.

A breve distanza dal complesso, sulla terrazza nei pressi della chiesa, si vedono i resti del nucleo originale del monastero e fra essi spicca la Torre della Bell’Alda, alta circa venti metri e affacciata su un ripido precipizio, a cui è legata una storia di fantasmi triste e misteriosa.

La Val di Susa fu sempre un territorio di passaggio, per cui in tutto il medioevo fu territorio di scorribande da parte di eserciti, sanguinari mercenari e bande armate di ogni genere: dal Barbarossa, ai Lanzichenecchi molti secoli dopo.

Si racconta che proprio durante uno di questi attacchi, la bellissima Alda, giunta al monastero per pregare contro i mali della guerra, fu inseguita fino sopra la terrazza da un gruppo di soldati e, per rimanere pura, preferì la morte piuttosto che essere catturata. 

Quando i soldati giunsero al suo nascondiglio, Alda raccomandò la sua anima alla Vergine e all’Arcangelo Michele e si lanciò nel vuoto sicura di morire, ma durante la caduta fu salvata da due angeli che la sostennero e la posarono delicatamente a terra illesa.

Andati via i soldati e passata la paura, il racconto del miracolo si diffuse in tutta la valle e Alda, inorgoglita della sua popolarità, iniziò a vantarsi con i paesani di quanto le fosse accaduto, la giovane infatti credeva di essere protetta dalla Vergine, ma non erano molti coloro che erano disposti a crederle.

Indispettita dall’incredulità, Alda decise di ripetere il volo e, salita sulla torre, si lanciò nel vuoto. Ma se la prima volta il gesto era stato dettato dalla necessità, questa volta la giovane si era lanciata per superbia e non ci fu angelo a salvarla.

Alda si sfracellò sulle pendici del Pirchiriano e la leggenda tramanda che di lei in fondo alla scarpata non rimase che un piccolo pezzo di orecchio. Ancora oggi sulla pietra sulla quale di dice che la fanciulla si schiantò, è presente una croce in sua memoria.

Molti racconti si sono ispirati a questa storia della morale scontata, per esempio l’ultima strofa di una canzone popolare dice:
 
La Bell’Alda insuperbita
qui dal balzo si gettò,
sfracellata nella valle
la Bell’Alda se ne andò.

Ma c’è chi sostiene che il suo fantasma abiti ancora lì e che la si possa veder vagare sui camminamenti e vicino alla torre che porta il suo nome.

Esistono diverse versioni della storia e ognuna di queste si arricchisce di un dettaglio diverso: per alcune Alda era una contadina che lavorava le terre del monastero, per altri una pastorella. 

Nono si conosce nemmeno il periodo storico, pare che la vicenda sia ambientata nel 1600 ed alcuni sostengono che fosse inseguita da soldati francesi, altri da un corteggiatore respinto dalla giovane o da mercenari inviati da un facoltoso proprietario terriero locale non corrisposto.

Nonostante tutte le varianti, le versioni concordano sull’atto conclusivo della storia e sulla triste fine della vanitosa giovane, sfracellatasi sulle rocce sottostanti dopo un volo di oltre 600 metri.