È stata presentata a Palazzo Chigi, questo martedì, la relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza, a cura del Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Sono intervenuti il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ed il direttore generale del Dis Alessandro Pansa.

«La disamina degli eventi cyber occorsi a livello internazionale nel 2017 ha portato all’attenzione anche del filone delle campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, hanno mirato a condizionare l'orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono state chiamate alle urne.

Tali campagne hanno dimostrato di saper sfruttare, con l'impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d'interesse, con l’obiettivo di introdurre, all’interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione.»



Insomma, quello che Pansa ha voluto farci sapere quest'oggi può essere riassunto in questi termini: in Italia tra poco si vota. In altri paesi - in prossimità delle elezioni - si sarebbe cercato di influenzare il voto diffondendo email e materiale riservato trafugato in seguito ad attacchi di pirati informatici. Quindi, dato che in altri paesi tali cose sembrerebbero essere avvenute, allora potrebbero verificarsi anche in Italia!

Una dichiarazione, quella del direttore generale del Dis, che avrebbe sicuramente suscitato l'invidia di Jacques II de Chabannes, meglio conosciuto come Jacques de La Palice.

E d'altronde, perché in Italia i russi non dovrebbero alterare il risultato delle elezioni? Anche se non si capisce perché americani, tedeschi o israeliani non dovrebbero fare altrettanto. Una moda è sempre una moda. Quindi, saremmo davvero dei mentecatti, noi italiani, se nessuno - ma proprio nessuno - fosse interessato a far vincere un partito populista, oppure uno sgangherato oppure uno nelle cui liste ci siano solo degli impresentabili.

Inoltre, la possibilità che qualcuno, utilizzando "tecniche sofisticate ed ingenti risorse finanziarie" possa aver condizionato "l'orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche" è una bella scusa in caso che le urne certifichino quella che di solito viene definita come "batosta" elettorale.

Ma l'aspetto più divertente di questo allarme presentato da Alessandro Pansa è la sua inutilità. Infatti, perché qualcuno, dall'estero, dovrebbe darsi da fare per inquinare il voto delle prossime elezioni politiche, quando ci hanno già pensato a farlo quei partiti che hanno scritto e poi votato l'attuale legge elettorale?

Per il direttore del Dis sarebbe stato sufficiente ascoltare le dichiarazioni del renzianissimo Ernesto Carbone che, in una trasmissione Sky, affermava candidamente di non sapere ancora quale fossero le possibilità per esprimere il voto sulla scheda.

Ha detto, lui, di non aver avuto il tempo per leggere le 235 pagine prodotte sull'argomento dal ministero dell'Interno, anche se, sempre dal Viminale, gli hanno informalmente detto che il voto è nullo nel caso in cui un elettore facesse una croce sul nome di un singolo candidato tra quelli indicati nel proporzionale, mentre sarebbe valido se la croce venisse tracciata in modo da comprenderli tutti!

Per non parlare poi della presunta validità nel caso in cui la croce fosse espressa sul simbolo e sul nome dei candidati del proporzionale oppure sul simbolo e sul nome del candidato dell'uninominale oppure sul nome del candidato dell'uninominale ed il nome o i nomi dei candidati del proporzionale.

Perché un qualche perfido paese straniero dovrebbe darsi da fare per inquinare il voto in Italia, quando Partito Democratico, Alternativa-Popolare, Forza Italia, Lega e "verdiniani", che hanno approvato il Rosatellum, ci hanno già pensato per proprio conto?