AP: l'OMS non è al guinzaglio della Cina
La Cina è stata tempestiva e collaborativa nel fornire all'OMS, fin da subito, i dati sull'epidemia da coronavirus?
Solo in parte, ma quel che è certo, non da subito. Lo aveva affermato qualche tempo fa un'inchiesta della trasmissione tv Report, di Rai 3, lo conferma oggi in un'inchiesta esclusiva anche l'Associated Press che ricostruisce le prime fasi del contagio e la reticenza di Pechino nel rendere pubblici fin da subito i risultati delle prime analisi.
In base a interviste, documenti e registrazioni dell'OMS, l'AP ricostruisce fin dagli inizi la vicenda del contagio da Covid.
La Cina inizia fin da dicembre la corsa per trovare la mappa genetica del virus, quando i medici di Wuhan notarono gruppi di pazienti con febbre e problemi respiratori che non guarivano con il trattamento standard contro l'influenza.
Il 27 dicembre, il laboratorio Vision Medicals era riuscito a ricostruire gran parte del genoma di un nuovo coronavirus molto simile alla SARS. Vision Medicals rese noti i dati alle autorità di Wuhan e all'Accademia cinese delle scienze mediche.
Il 30 dicembre, le autorità sanitarie di Wuhan informarono i medici della provincia dell'esistenza di un'insolita polmonite.
Il giorno successivo, il responsabile del centro delle malattie infettive della Cina inviò un team di esperti a Wuhan. E sempre il 31 dicembre, l'OMS apprese per la prima volta dell'esistenza di casi di contagio da una piattaforma open source che raccoglie informazioni sui focolai epidemici, come dichiarato dal capo delle emergenze Ryan.
L'OMS richiese ufficialmente maggiori informazioni alla Cina a partire dal 1 gennaio. In base alle regole internazionali, le risposte devono arrivare entro 48 ore. La Cina, dopo due giorni riferì di 44 casi di contagio e nessun decesso.
Entro il 2 gennaio, l'intero genoma del nuovo coronavirus era stato svelato. In tempi record!
Fin qui tutto bene, i problemi, però, nascono da quel momento in poi, cioè quando si è trattato di condividere le informazioni con il resto del mondo.
Solo l'11 gennaio il genoma è stato reso pubblico.
E mentre l'OMS pubblicamente lodava l'operato della Cina, l'agenzia delle Nazioni Unite internamente si lamentava per il fatto che Pechino no condividesse tutti i dati per valutare la pericolosità del virus ed il rischio che comportava per il resto del mondo.
In pratica, solo nell'ultima settimana di gennaio, la Cina avrebbe iniziato a collaborare.
Uno dei motivi della reticenza di Pechino, quasi certamente, è da associare all'indecisione nel capire quale dovesse essere la strategia migliore per rispondere al contagio... se applicare le misure di confinamento alla sola Wuhan, a tutta la provincia, al resto del Paese.
Sul fronte opposto le dichiarazioni pubbliche dell'OMS, rispetto a quanto invece privatamente i suoi rappresentanti dicevano, è invece spiegabile con il fatto di non andare allo scontro con le autorità cinesi, perché questo non avrebbe comunque giovato nel risolvere il problema.
L'OMS ha accettato un'indagine indipendente che valuti la propri gestione della pandemia. Donald Trump, dopo aver inizialmente e ripetutamente elogiato la risposta cinese alla gestione della pandemia, ha in seguito accusato l'OMS di essere in combutta con la Cina per aver nascosto la reale pericolosità del coronavirus e per tale motivo ha dichiarato che gli Usa non supporteranno più l'organizzazione, quando fino a poco tempo fa erano i maggiori donatori con 450 milioni di dollari l'anno.
Nel frattempo, il presidente cinese Xi Jinping ha promesso di versare 2 miliardi di dollari nei prossimi due anni per combattere il coronavirus, dichiarando che la Cina abbia sempre fornito informazioni all'OMS e al mondo "in modo tempestivo".
Secondo AP, quanto emerso dalla sua inchiesta non supporta la narrativa degli Stati Uniti che vuole un OMS al guinzaglio di Pechino per nascondere la realtà sul coronavirus, ma ritrae invece un'agenzia che cercava urgentemente di richiedere più dati nonostante i limiti della propria autorità. Sebbene il diritto internazionale imponga ai paesi di comunicare all'OMS informazioni che potrebbero avere un impatto sulla salute pubblica, l'agenzia delle Nazioni Unite non ha poteri di controllo e non può indagare in modo indipendente sulle epidemie all'interno dei Paesi, facendo unicamente affidamento sulla cooperazione degli Stati membri.
Le registrazioni ottenute da AP suggeriscono che, anziché colludere con la Cina come ha dichiarato Trump, l'OMS è stata tenuta al buio mentre la Cina forniva le informazioni minime richieste dalla legge.
È vero però che l'OMS ha cercato di ritrarre la Cina sotto una luce che non meritava, ma probabilmente come mezzo per non chiudersi in futuro l'accesso a più informazioni. E gli esperti dell'OMS pensano sinceramente che gli scienziati cinesi avessero fatto "un ottimo lavoro" nel rilevare e decodificare il virus, nonostante la loro mancanza di trasparenza.
Che dire poi, della risposta alla pandemia da parte degli Stati Uniti o di altri Paesi, vedi il Brasile, guidati da persone che, in tutti i modi, hanno cercato e stanno tuttora cercando di nasconderne la pericolosità? Anche in questo caso la colpa sarebbe da addossare a Pechino e all'OMS?