La fase 2 è iniziata ma l'Italia non è ancora pronta per affrontarla
Questo il fervorino pubblicato ieri dal premier Giuseppe Conte per annunciare l'avvio della cosiddetta "fase 2":
"Domani comincerà la fase 2 dell'emergenza, quella della convivenza con il virus. Sarà una nuova pagina che dovremo scrivere tutti insieme, con fiducia e responsabilità.Fino ad oggi la maggior parte dei cittadini è stata al riparo nelle proprie case. Da domani oltre 4 milioni di italiani torneranno al lavoro, si sposteranno con i mezzi pubblici, molte aziende e fabbriche si rimetteranno in moto. E saranno ben più numerose le occasioni di un possibile contagio, che potremo scongiurare solo grazie a un senso di responsabilità ancora maggiore.Come mai prima, il futuro del Paese sarà nelle nostre mani. Serviranno ancora di più collaborazione, senso civico e rispetto delle regole da parte di tutti. Dovremo tenere sempre alta l'asticella dell'attenzione, continuare a mantenere la distanza interpersonale, a indossare la mascherina quando e dove sarà necessario, e a lavarci spesso e con cura le mani. Più saremo scrupolosi nell'osservare le indicazioni di sicurezza e prima potremo riconquistare altri spazi di libertà. Non sperperiamo quello che abbiamo faticosamente guadagnato in cinquanta giorni.Dovremo tutti insieme cambiare marcia al Paese. Con prudenza, decisi e determinati ad andare avanti ma senza rischiare di fermare il motore. Non c'è una ricetta giusta per garantire la ripartenza senza pensare in primo luogo alla salute e alla sicurezza di tutti noi.Sono fiducioso, insieme ce la faremo."
Tanta retorica, però, è stata in gran parte, se non del tutto, annullata da alcune considerazioni espresse in una intervista a Repubblica da Walter Ricciardi, consigliere per l'emergenza del ministro della Salute, che ha ricordato che la ripartenza è dovuta esclusivamente a motivi economici e psicologici.
In pratica, Ricciardi ha fatto intendere che se si fossero seguiti criteri esclusivamente legati alla salute pubblica, il lockdown avrebbe dovuto continuare. Inoltre, anche lui, ha fatto appello al senso di responsabilità degli italiani, perché dal punto di vista pratico per la fase 2 il Paese non è affatto pronto:
"La app non è pronta e non sono stati ancora rafforzati i dipartimenti di prevenzione. Si tratta dei due strumenti necessari per fare il tracing, cioè per individuare i malati e soprattutto i loro contatti a rischio. E poi non c'è ancora l'uso esteso e mirato dei test. È vero, si fanno più tamponi ma non in tutte le Regioni, in questa attività bisogna crescere".
Unica nota positiva deriva dai cosiddetti Covid hospital, la cui presenza sul territorio sarebbe invece al momento sufficiente.
Quindi si riapre sì, ma senza essere realmente pronti per farlo e dopo quasi due mesi dall'inizio dell'emergenza non è certo un ottimo risultato, senza aggiungere le polemiche sugli stanziamenti e sui soldi che sarebbero dovuti arrivare alle persone e alle aziende in difficoltà.
Ma il problema maggiore lo ha sottolineato ancora lo stesso Ricciardi:
"Voglio ricordare che come si è aperto si può anche richiudere. Per farlo abbiamo degli indicatori che ci permettono di prendere misure correttive nel caso di un ritorno dell'epidemia. Le chiusure se le cose vanno male avvengono automaticamente".