Oggi, possiamo volgere lo sguardo sul sacramento sponsale come fonte di gioia, quello di grazia, e cioè della misericordia. Papa Francesco nell’Amoris Laetitia, nel solco della Tradizione della Chiesa, evidenzia la visione ecclesiale sul matrimonio che riaccende l’attenzione fondamentale sui valori dell’amore unitivo, la fecondità, la fedeltà, l’indissolubilità e la fonte di gioia e di grazia, come percorso «verso una piena amicizia con il Signore» (n. 77).

Diremo che il valore naturale dell’unione fra gli sposi trova nel sacramento la sua piena dimensione simbolica e di grazia. Tanto è vero che «con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli all’insegnamento del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre» (n. 86). Nel sacramento matrimoniale, l’amore fedele diventa fecondo, ma nello stesso tempo è anche una risorsa inesauribile di gioia e di grazia. I coniugi, coltivando tutti giorni il desiderio di rimanere fedeli al Vangelo, amandosi reciprocamente, diventano il segno visibile di grazia e cioè di misericordia.

Dio, amando incessantemente gli sposi, si lascia amare da loro. Gli sposi amandosi reciprocamente con l’amore fedele, benigno, paziente, amano Dio, che è presente nella loro unione sacramentale e diventano il segno della carità e della misericordia nel mondo. Per questo, il lungo commento del papa Francesco al passo paolino, (1Cor 13,4-7) nell’Amoris Laetitia, raccoglie sia l’altezza dell’ideale e della grazia, sia il senso realistico del limite e delle possibilità. Il solo elenco dei sottotitoli consente di entrare nella dimensione simbolica dell’amore: pazienza, benevolenza, non invidia, non vanto, amabilità, distacco, non violenza, perdono, letizia, scusa, fiducia, speranza e sopportazione. La carità coniugale «è l’amore che unisce gli sposi, santificato, arricchito e illuminato dalla grazia del sacramento del matrimonio.

È un’unione affettiva, spirituale e oblativa, che però raccoglie in sé la tenerezza dell’amicizia e la passione erotica, benché sia in grado di sussistere anche quando i sentimenti e la passione si indebolissero» (AL n. 120). Possiamo dire che nella carità coniugale, nel modo di vivere l’unione degli sposi, si trova la vera ed inesauribile risorsa della gioia profonda e della speranza che diventa garanzia per la buona riuscita del matrimonio duraturo.   

Teniamo presente, però, che «non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa» (AL n. 122). Così è proposto il dato istituzionale, ma il Papa dichiara alle giovane coppie:

 «Voglio dire ai giovani che nulla di tutto questo viene pregiudicato quando l’amore assume le modalità dell’istituzione matrimoniale. L’unione trova in tale istituzione il modo di incanalare la sua stabilità e la sua crescita reale e concreta. È vero che l’amore è molto più di un consenso esterno o di una forma di contratto matrimoniale, ma è altrettanto certo che la decisione di dare al matrimonio una configurazione visibile nella società manifesta la sua rilevanza» (AL n. 131).

 Per questo motivo, occorre la “naturale” trasmissione gioiosa della testimonianza da parte dei coniugi di un amore sponsale, privo di un perfezionismo esagerato. 

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek