La già drammatica situazione in Venezuela è sfociata, come prevedibile, in un golpe.
Ieri Guaidó, autoproclamato presidente venezuelano, ha postato un video con i militari al suo fianco, ha dichiarato di avere l'appoggio dell'esercito e ha chiesto al popolo di manifestare contro Maduro. Le manifestazioni ci sono state e Maduro le ha puntualmente represse con durezza. Si sono viste scene drammatiche, come i blindati venezuelani lanciati contro la folla, lasciando a terra morti e feriti.
Mentre i venezuelani vengono usati e muoiono, continua la guerra diplomatica combattuta sulla loro pelle. Mike Pompeo, segretario di stato americano, ha dichiarato alla CNN che Maduro era pronto a fuggire, ma a suo dire sarebbe stato dissuaso dalla Russia. In nottata lo stesso Maduro ha smentito tale notizia, dichiarando poi che il golpe è stato sventato.
Secretary of State Mike Pompeo claimed on CNN that embattled Venezuelan leader Nicolas Maduro was preparing to leave Venezuela, but was talked out of it by Russia. New sound available: PO-153TU
— CNN Newsource (@CNNNewsource) April 30, 2019
Sempre fonti di stampa, stavolta la Reuters, parlano di un contingente di cinquemila mercenari arruolati dalla compagnia di sicurezza privata Blackwater (già operante in Medio Oriente e finita alla ribalta per una strage di civili iracheni nel 2007) grazie ai finanziamenti ottenuti da importanti sostenitori di Trump e da alcuni dissidenti venezuelani.
Come ho già avuto modo di dire in precedenza, si sta giocando una partita a Risiko sulla pelle dei venezuelani. L'ingerenza USA è stata evidente sin da subito, è chiaro come Guaidó sia un loro fantoccio, e questa nuova escalation è stata, più che la controffensiva finale, una mossa per riportare in piazza la popolazione e indebolire l'immagine di Maduro. Guaidó ha infatti detto di avere l'esercito dalla propria parte, ma l'andamento degli scontri ha mostrato come ci siano ancora militari fedeli al dittatore Maduro, quindi era difficile immaginare come risolutiva l'azione di questa notte. Le notizie messe in giro da Pompeo poi, vere o false che siano, avevano il chiaro scopo di far apparire debole il nemico così da dare coraggio agli oppositori. Se la Russia sia dovuta intervenire per incoraggiare Maduro non si sa, è però certo che la posizione russa sia da sempre favorevole al dittatore ed è questo forse a frenare un po' l'impeto dell'intervento americano. Sullo sfondo di questa guerra di nervi, giocata tra chi aizza gli animi della popolazione e chi la massacra, c'è la prospettiva di un intervento militare ufficioso americano: non potendo mandare l'esercito senza inimicarsi la Russia e gli altri paesi sudamericani, useranno i mercenari.
In questi casi, quando gli eventi precipitano e scorre il sangue, si usa dire che la diplomazia ha fallito. Nel caso specifico del Venezuela, a partire dalla crisi fino ad arrivare al golpe tentato degli USA, è più corretto dire che la diplomazia non ci ha nemmeno provato. Invece di tentare di risolvere la questione diplomaticamente, cercando di portare il paese alle elezioni con la presenza di osservatori internazionali, i vari paesi si sono divisi in base alle loro alleanze politiche: gli alleati degli USA hanno subito appoggiato Guaidó, quelli della Russia hanno dato sostegno a Maduro. L'ONU in questa situazione ha abdicato al suo ruolo di mediatore, la situazione è stata inasprita e a farne le spese, come sempre, sarà il popolo venezuelano.
Vista l'attuale situazione, è lecito interrogarsi su quali saranno gli scenari futuri nel paese. Se Maduro dovesse vincere, sicuramente lo spavento subito a causa di queste rivolte lo porterà a essere ancor più duro, quindi la sua dittatura si inasprirà e tanti dissidenti (reali o presunti) pagheranno con la vita. Se a vincere fosse Guaidó, il paese si spaccherebbe, perché sia i sostenitori di Maduro che i neutrali percepirebbero la rivoluzione come un'ingerenza americana, quindi nascerebbe un paese fortemente instabile in cui il sangue scorrerebbe a fiumi, inoltre il neo presidente sarà obbligato a pagare al potente alleato l'appoggio ricevuto, quindi vedremo il petrolio tornare nelle mani delle compagnie americane e lentamente le condizioni sociali del popolo venezuelano torneranno quelle misere dell'era pre-Chavez.
Comunque dovesse finire, i venezuelani perderanno.