"La posta in gioco è la nostra democrazia. Il presidente non ci lascia altra scelta che agire".

Così questo giovedì Nancy Pelosi, speaker della Camera, ha annunciato al Paese, parlando dal suo ufficio al Campidoglio, che l'assemblea da lei presieduta voterà - probabilmente entro la fine dell'anno - per chiedere l'impeachment nei confronti di Donald Trump.

"I fatti sono incontestabili", ha detto la Pelosi. "Il presidente ha abusato del suo potere per un proprio ritorno politico a spese della sicurezza nazionale americana, trattenendo aiuti militari in cambio dell'annuncio dell'avvio di un'indagine su un suo rivale politico".

"Con tristezza, ma anche con fiducia e umiltà, fedele ai nostri fondatori e con un cuore traboccante d'amore per l'America, oggi chiedo ai nostri presidenti di procedere con gli articoli per la messa in stato di accusa".

Naturalmente, alla Casa Bianca non hanno gradito, snocciolando il repertorio richiesto dall'occasione con riferimenti a vergogna, complotti, ecc. Ma quello che è più interessante è che, nel caso in cui la Camera voti a favore dell'impeachment come è molto probabile che avvenga, hanno già minacciato che nell'indagine che si svolgerà al Senato chiameranno a testimoniare sia Biden, che il presidente della Camera Pelosi, come anche il presidente della commissione della Camera che ha chiamato e ascoltato i testimoni dell'inchiesta, Adam Schiff... anticipando in pratica quello che diventerebbe una sorta di contro-processo a chi avrebbe avuto l'ardire di promuovere un processo contro Trump.

Non sembra certo questo il modo migliore per rispettare le regole della democrazia.