Di Vincenzo Petrosino - Salerno -

Una ricerca pubblicata a gennaio 2020 da Diana Younan dell’università della California sulla rivista Brain , mette in relazione l’esposizione ad inquinanti con il declino cognitivo e quindi, la demenza.

Incriminate sarebbero le particelle al di sotto dei 2,5 micron (il famigerato Pm2,5), le stesse che abbiamo indicato come responsabili  anche di altre patologie come il cancro.

Questo particolato ultra fine, in sospensione nell'aria insieme a diverse sostanze, non è chiaro se alteri direttamente la struttura del cervello oppure acceleri alcuni processi degenerativi.

Sono state poste sotto osservazione 998 donne tra  i 73 anni e gli 87 anni  -  ovviamente selezionate in zone dove c’era presenza elevata di PM 2,5 - tenendo conto di alcuni test cognitivi annuali, di immagini ottenute con risonanza cerebrale .

Lo studio è senz’altro interessante in quanto aggiunge una nuova evidenza da controllare.

L’inquinamento da Pm 2,5  il particolato ultrasottile , potrebbe agire sul nostro cervello diminuendo le nostre attività cognitive.

Sorgenti del particolato fine sono da considerarsi un po’ tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto, motoveicoli, aerei, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali.


Fonte: academic.oup.com/brain/article-abstract/143/1/289/5628036