Il numero dei contagi da coronavirus supera le 89mila unità, di cui 80mila riguardano la Cina, mentre 9mila riguardano tutti gli altri Paesi, anche se il numero complessivo delle persone guarite è adesso di 45mila, mentre i decessi sono stati finora circa 3mila.

Come è facile intuire, il contagio da Covid-19 adesso si sta estendendo nel resto del pianeta.  Procedendo da est, ha interessato soprattutto il Medio Oriente e l'Europa e, tra non molto, inizierà la sua espansione anche in America, a partire dagli Stati Uniti, dove i casi sono già 86.

Con 4.300 contagi, la Corea del Sud è il Paese, dopo la Cina, dove il virus si è diffuso maggiormente. Il focolaio epidemico, localizzato a Daegu,  è stato individuato nella setta religiosa Shincheonji, il cui capo Lee Man-hee si è pubblicamente accusato e scusato con la nazione per la diffusione del virus. Circa il 60% delle persone contagiate in Corea del Sud appartiene a quella setta.

L'Italia, suo malgrado, continua ad essere il terzo Paese al mondo con il più alto numero di contagi, seguito dall'Iran che con i suoi 54 decessi detiene il tasso di più alta mortalità rispetto al numero di persone che hanno contratto il virus, a dimostrazione della bassa qualità del servizio sanitario, dovuta anche alle sanzioni, o del fatto che i contagiati sono molti di più del migliaio reso noto dalle autorità.

In Giappone, dove i casi sono oltre 250, le persone iniziano ad avere paura e, mentre una settimana fa acquistavano mascherine, adesso nei supermercati fanno incetta di prodotti per l'igiene.


Ma anche nel resto d'Europa la Covid-19 inizia a far sentire la propria presenza, con l'Unione europea che ha aumentato il livello di rischio del contagio da "moderato a elevato".

Così nel Regno Unito dove i casi sono 36, il premier Johnson ha dichiarato che la diffusione del coronavirus è "probabile", aggiungendo che la gente, ad oggi, può continuare a comportarsi come al solito, essendo il Regno Unito in grado di affrontare una simile emergenza, grazie anche ai provvedimenti assunti sulla base di pareri scientifici.

Anche Portogallo, Islanda e Andorra, lunedì hanno registrato i loro primi casi di Covid-19, mentre sono arrivati a 120 in Spagna, 150 in Germania e 130 in Francia. 

Ormai il gioco che sta dietro a questa epidemia è ben chiaro. Le nazioni, che, ahi loro, hanno effettuato test di controllo a tappeto, hanno svelato che il contagio causato dal coronavirus è ampiamente diffuso, e sono finite per essere state indicate come fonti dell'epidemia. Questo ha suggerito ad altri Paesi di evitare controlli a tappeto per nascondere i numeri reali del contagio. 

Ma questo non esclude che non si creino comunque condizioni di panico. Così in Francia i dipendenti del Louvre domenica non hanno aperto il museo e lunedì, al di là degli annunci sulla sua riapertura, continuano a tenerlo chiuso! In pratica, le maestranze fanno quello che si aspetterebbero che il governo ordinasse loro di fare. Una sfiducia che la dice lunga sulla credibilità del presidente Macron e del suo esecutivo.

Ma è l'Europa come istituzione ad aver fallito nella gestione di questa crisi, dando prova, ancora una volta, che l'unione esiste solo sulla carta e non nei fatti. Ci sono voluti quasi due mesi da quando si è capito che il contagio in Cina sarebbe diventato inarrestabile, almeno nello Hubei, perché l'Ue intervenisse ufficialmente nella crisi con l'annuncio, fatto solo oggi, di una task force, denominata "Corona response team", per affrontare l'emergenza del coronavirus, come annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen.