Con la forza di chi ha scelto la sincerità come linguaggio, Oissela racconta la sua storia d’amore finita in pezzi e rinata in versi. Un brano spietato e autentico, costruito nota dopo nota come un pugno nello stomaco. E questa intervista non fa sconti.
Nel comunicato si dice che l’ascolto è sconsigliato ai cuori leggeri. Pensi che oggi la musica debba ancora far male per essere vera?
Ciao ragazzi, grazie per l’opportunità.
Secondo me, alla base di tutto ci sono due cose: credibilità e originalità.
Poi, chiaramente, il talento è fondamentale, ma senza quelle due non vai lontano.
Hai fuso pop contemporaneo e influenze urban con grande coerenza. Come definiresti oggi il tuo stile?
Il mio stile è fluido, mi sento molto versatile e capace di adattarmi a diversi sound.
Certo, c’è ancora tanto da imparare — in questo mestiere non si finisce mai di crescere.
Cosa ti ha spinto a raccontare l’amore da un punto di vista così sbilanciato, quasi doloroso?
Mi ha spinto il dolore, che è il vero protagonista di questo brano. Le rime le ho scritte di getto, in una sera piovosa — e per me questa è arte pura. Dentro quel pezzo ci sono frammenti del mio cuore, congelati nelle parole che ho voluto usare per liberarmi da certi pensieri. Vi assicuro, non è stato affatto facile.
Se potessi parlare al “te” di quella relazione, cosa gli diresti oggi?
Consigli? Non ne ho tanti, però gli direi di pensare un po’ più a se stesso. Io ci ho messo tempo, soldi, energie… praticamente ho fatto il lavoro sporco io, anche oltre il limite. E come spesso succede in queste storie, beh… il finale lo sapete già, no? Però se mi invitate dal vivo, vi racconto tutto, fino all’ultimo dettaglio… spoiler: non è un happy ending.
Come vivi l’esposizione emotiva che deriva dal pubblicare un brano così intimo?
Con questo brano voglio dire una cosa chiara a chi sta vivendo quello che ho vissuto io: tutto si può risolvere, ma non a costo di perdere se stessi. Non dobbiamo farci schiacciare dal partner, serve rispetto e soprattutto amor proprio — e se non lo capisci, stai già perdendo la partita. Io ci ho messo anni per capirlo, e ancora oggi non è facile mettere in pratica tutto questo.
E poi, parliamoci chiaro: noi artisti non siamo solo macchine da barre e flow. Se nelle tue canzoni non dici niente di vero, allora stai solo facendo rumore. La musica deve scuotere, deve provocare, deve lasciare un segno. Punto.
Qual è la frase di “Baby” che senti come un pugno nello stomaco ancora oggi?
"Ora gli occhi miei non sono più i tuoi."
Ho scritto questa frase quando ho realizzato che tra me e lei era finita per davvero.
Non c’era più intesa, né connessione, nemmeno voglia di capirsi… solo silenzi e sguardi vuoti.
E col senno di poi, ti direi che forse quella connessione non c’è mai stata. Forse eravamo solo due solitudini che si tenevano compagnia.
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