"La giustizia italiana - come sappiamo - soffre di molte criticità, che costituiscono un freno alla nostra economia; tale rallentamento costa all'Italia almeno due punti di PIL. L'intervento dei precedenti Governi è stato più o meno incisivo; noi contiamo che, con una legislatura che ci auguriamo abbia la durata fisiologica di cinque anni, questo programma potrà essere portato a compimento in modo compiuto e omogeneo. Come ho detto precedentemente, la priorità assoluta di questo momento è proprio la nostra emergenza economica. Le prime iniziative sono state indirizzate, da parte del nostro Ministero, a incidere favorevolmente in questa direzione. Tre mesi sono pochi, ma la direzione è stata irreversibilmente tracciata: la semplificazione della legislazione e dell'organizzazione giudiziaria, una complessiva rivisitazione della sua geografia e delle piante organiche di magistratura e personale amministrativo, una rinnovata razionalizzazione della spesa mediante meccanismi di spending review e infine l'istituzione di canali di più stretto raccordo tra il Ministero e gli uffici, che consentano a questi ultimi di rappresentare efficacemente problemi ed esigenze e di poter intervenire con sempre maggiore tempestività.
... ...Per il resto, riaffermiamo il nostro fermo proposito di attuare nel modo più rapido ed efficace il garantismo del diritto penale, inteso nella simmetrica formulazione del diritto romano impunitum relinqui facinus nocentis quam innocentem damnare, cioè realizzeremo la tutela della presunzione di innocenza della persona, assicurandone la dignità e l'onore durante le indagini e il processo. Parallelamente assicureremo la certezza della pena, che non coinciderà sempre e solo con il carcere, ma sarà comunque afflittiva, certa, rapida, proporzionata e orientata al recupero del condannato secondo il nostro dettato costituzionale.Per quanto riguarda l'assicurazione della dignità e dell'onore delle persone durante la fase delle indagini, vorrei spendere una parola sull'annosa questione delle intercettazioni. Qui in questi giorni abbiamo ascoltato quelle che Shakespeare diceva essere delle risposte date da un sordo a delle domande che nessuno gli pone. Infatti, non sarà mai abbastanza ribadito da parte di questo Ministero che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni sulla mafia e sul terrorismo, né si ribadirà mai abbastanza che vi è una profonda differenza tra le intercettazioni che, come insegna la legge, mirano all'assicurazione e alla ricerca di una prova rispetto a quelle che si vuole siano esse stesse una prova. Quando si dice, come ho detto e ripeto, che i mafiosi non parlano per telefono, alludo al fatto che ritengo che nessun mafioso abbia manifestato al telefono la volontà di delinquere, o comunque espresso delle parole che costituiscono prova di un delitto in atto, in progressione o programmato.Quello per cui servono le intercettazioni - e lo ribadisco ancora una volta - sono i movimenti delle persone sospettate di criminalità, terrorismo e altri reati gravissimi. Ciò che serve è la capacità di comprendere attraverso le intercettazioni quali sono i rapporti occulti e misteriosi che legano queste persone ad altre. Per questo le intercettazioni, anche quelle preventive e non quelle giudiziarie, sono indispensabili. Altra cosa sono le intercettazioni giudiziarie che coinvolgono persone non imputate, né indagate e che, attraverso un meccanismo perverso e tra l'altro costosissimo di diffusione pilotata, finiscono sulla stampa e sui giornali e delegittimano e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini. Dante direbbe «questo sia suggel ch'ogn' omo sganni». Spero finalmente, una volta per tutte, di essere stato chiaro su questo.Per quanto riguarda le proposte che incideranno sulla strategia del processo penale, la nostra intenzione a medio e lungo termine è quella di riformare il codice Rocco del 1930, che è stato firmato da Benito Mussolini e da Vittorio Emanuele III. È abbastanza contraddittorio che, a distanza di tanti anni dall'approvazione della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, sia ancora in vigore un codice penale firmato da un dittatore. Ed è ancora più singolare che il codice di procedura penale, firmato dal professor Vassalli, un eroe della Resistenza e decorato con la medaglia, sia stato invece demolito, trasformato e imbastardito da tutta una serie di interventi legislativi e, ahimè, anche della stessa Corte costituzionale, che ormai lo hanno reso un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero, diventando così assolutamente inapplicabile.Quindi sarà compito di questo Governo - ovviamente con un lavoro di medio termine, forse anche di medio lungo termine perché alcune modifiche richiederanno una revisione costituzionale - coordinare quantomeno i pilastri del diritto penale, la Costituzione, il codice penale e il codice di procedura. ... "

Quanto sopra riportato è un passaggio del discorso tenuto oggi al Senato dal ministro Carlo Nordio nella sua relazione sull'amministrazione della giustizia, in cui ha elencato ciò che a suo dire c'è bisogno di fare per riformare la Giustizia in Italia, ma senza elencare il come che, da quanto si è visto finora, possiamo esser certi che non mancherà di partire da un accurato spoil system che vedrà coinvolti gli incarichi chiave al ministero, per i quali saranno scelti personaggi di provata fede post-fascista.

Il processo penale è già stata ampiamente affossato dalla riforma Cartabia, in cui si è provveduto a legittimare l'evaporazione dei reati, alcuni esclusi, con i tempi in cui dovrà essere discusso in appello e in Cassazione. Gli avvocati che campano sull'allungamento dei tempi dei processi hanno brindato. Ma l'attuale maggioranza non è soddisfatta e, insieme ai renziani, ha impegnato il governo a rivedere anche i processi in primo grado, cancellando il poco fatto faticosamente dal ministro Bonafede, in modo da rimettere la prescrizione, così come era in passato. Se a questo poi aggiungiamo che Nordio vuole cancellare l'obbligatorietà dei reati penali, l'Italia diventerà il Paese di Bengodi per chiunque voglia intraprendere una carriera nel mondo del crimine.

E per invogliare ulteriormente questo settore d'impiego, anche oggi il ministro della Giustizia ha ribadito la propria volontà di voler utilizzare le intercettazioni solo per i reati di mafia e terrorismo, sempre senza spiegare il come e il quando. Inoltre Nordio, così premuroso nel voler farci sapere che pure un ministro di un governo post-fascista è acculturato (forse non ci crede neppure lui), ha però ritenuto superfluo spiegare come intercettare mafiosi e terroristi, in precedenza sconosciuti al sistema giudiziario e pertanto, in base alla sua controriforma, liberi di poter comunicare senza temere che i loro piani possano essere spiati e scoperti.

Ma per Nordio e i post-fascisti, evidentemente, queste sono quisquilie di second'ordine.