In una delle lettere, il beato don Michele Sopoćko, scrisse:

«Si è compiuta la salvezza, dal costato del Salvatore nasce la sua sposa, la madre dei bambini rinati nel santo battesimo, la Chiesa Cattolica. Questa, d’ora in poi, attingerà da quel costato la sorgente di grazie per tutta l’umanità, ci vuole porre il più vicino possibile a quella sorgente e farci mediatori per i peccatori, gli indifferenti, gli abbandonati e trascurati, gli inetti, gli ammalati, i prigionieri, i senzatetto, soprattutto, però, i disperati, per soffiare nelle loro anime la fiducia e ancora, una volta, la fiducia nella smisurata, illimitata, incomprensibile, inesprimibile misericordia  di Dio»[1].

 Qui il linguaggio è tutto incentrato sull’amore misericordioso, che è il cuore di Gesù, considerato in un altro aspetto ancora. In quel costato da cui scaturiscono sulla Croce sangue ed acqua, i simboli dei sacramenti della salvezza[2] vediamo, riconosciamo la nascita della Chiesa stessa[3]. Tanto è vero che «in tutti i secoli la Chiesa, secondo la parola di Zaccaria, ha guardato questo cuore trafitto come “porta d’oro” e riconosciuto in esso la fonte di benedizione indicativa anticipatamente nel sangue e nell’acqua. La parola di Zaccaria spinge addirittura a cercare una comprensione più profonda di ciò che lì è accaduto»[4]. Nella prima Lettera di Giovanni troviamo il discorso del sangue e dell’acqua usciti dal costato di Gesù: 

 «Questi è quel che è venuto con acqua, e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua solamente, ma con sangue, e con acqua; e lo Spirito è quel che ne rende testimonianza; poiché lo Spirito è la verità» (1 Gv 5,6-7). 

 Effettivamente, Egli morendo sulla croce, apre il passaggio allo Spirito, che tuttora si effonde abbondantemente nel tempo della Chiesa, così come la simbologia dell’acqua mista a sangue, che sgorga dal costato di Gesù Cristo, vuole significare. In altre parole, diremo che «il rapporto Spirito-tempo della Chiesa, trova nell’evento pasquale il suo asse focale; dove si avvertono quelle promesse collocate redazionalmente prima di Pasqua (cf. Gv 14-16), ma che di fatto si riferiscono al tempo della Chiesa, la quale trova la sua origine nell’evento della glorificazione del Crocifisso»[5]. In un altro testo di Sopoćko leggiamo:

 «Dio dimostra la sua misericordia già nell’atto della creazione dell’uomo, e quando egli commette il peccato, dimostra ancora più grande misericordia salvandolo per il sangue del suo Figlio»[6].

 Il Nostro, ad un certo punto, scopre che nella missione della Chiesa è inserito il compito di professare, di operare e di vivere la misericordia di Dio come una esperienza di fede[7]. Per questo; 

«la Chiesa rinnova la professione di fede e il servizio di carità, ricorrendo a due fonti inesauribili: la prima, la Parola di Dio costantemente meditata; la seconda, la liturgia e i sacramenti, celebrati in modo cosciente e maturo. La Chiesa, dunque, non ha nulla da dire di se stessa; tutto l’oggetto della sua predicazione è l’amore misericordioso di Dio che si manifesta in Cristo Gesù. La Chiesa non può fare diversamente su tale confessione, sull’esempio di Pietro e degli Apostoli che, pur sotto le minacce dei loro avversari, dicevano»[8]. 

 Infatti, negli Atti degli Apostoli leggiamo: «Noi non possiamo non parlare di quelle cose che abbiamo veduto e udito» (At 4,20). Ecco perché la Chiesa, «avviando molteplici sforzi in tale direzione, confessa con umiltà che solo quell’amore, più potente della debolezza delle divisioni umane, può realizzare definitivamente l’unità che Cristo implorava dal Padre e che lo Spirito non cessa di chiedere per noi con gemiti inesprimibili» (DM 13). «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Proprio, quando Gesù sale al Padre, lascia la Chiesa, alla quale affida il suo insegnamento, il suo potere salvifico, il culto e i sacramenti che sono i segni efficaci della misericordia di Dio. 

La Chiesa, in Sopoćko, è anche il Corpo mistico di Cristo[9] con un’aggiunta fondamentale; che nessuno può venire al Cristo se non per mezzo della Chiesa[10]. D’altra parte solo «in Gesù Cristo è possibile ogni cammino verso l’uomo, qual è stato una volta per sempre assegnato alla Chiesa nel mutevole contesto dei tempi; è dunque simultaneamente un andare incontro al Padre e al suo amore misericordioso» (DM 1). 

Aggiungo che, il Concilio Vaticano II esplicitamente ha confermato questa verità, che nel Nostro era espressa come desiderio e intuizione[11]. Per questo si notano molte convergenze tra il pensiero di Sopoćko e l’insegnamento del Concilio Vaticano II, e non solo. Tanto è vero, che anche nell’enciclica Dives Misericordia è facile trovare la sinergia del pensiero del teologo polacco. Per esempio, in una delle omelie di Sopoćko sul mistero della Chiesa “testimonianza alla verità”, leggiamo: 

 «Gesù Cristo iniziò il Suo Regno già qui sulla terra: esso si chiama Chiesa, che trionfa in cielo, soffre  in purgatorio e combatte in terra. Di questa sofferenza parlarono già i profeti; l’annunciò l’Arcangelo                 a Maria, e lo stesso Salvatore la profetizzò davanti a Pilato»[12]. 

 Nell’enciclica invece, leggiamo che:  «quanto più la missione svolta dalla Chiesa s’incentra sull’uomo, divenendo, per così dire, antropocentrica, tanto più essa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente, cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre» (DM 1). 

Don Gregorio - ks. prof. Grzegorz Stanislaw Lydek

 
[1] M. Sopoćko, Tutto è compiuto, p. 1.
[2] L. Volpe, La divina misericordia - messaggio di Cristo al mondo contemporaneo, Tracce, Pescara 2009, p. 8.
[3] Cf. M. Sopoćko, Serce Jezusa wzorem miłości ku Matce [Il Cuore di Gesù, l’esempio dell’amore verso sua Madre], in “Wydawnictwo Akademickie” 6(1951), p. 487: vedi J. Ratzinger, Gesù di Nazaret - seconda parte. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione, LEV, Città del Vaticano 2011, pp. 248-250. 
[4] Ibidem, p. 251.
[5] N. Ciola, Teologia Trinitaria, Storia - Metodo - Prospettive, p. 164.
[6] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boże nadzieją ludzkości, pp. 8-9. 
[7] Notiamo che la fede in Sopoćko viene intesa sia come fides quae, cioè, la verità oggettiva e rivelata che è creduta, sia come fides qua, cioè, l’affidamento soggettivo e personale a Dio misericordioso. La fede per il teologo polacco è come una risposta libera, totale e ragionevole. Mediante la fede si confessa la verità circa la divina autorivelazione compiutasi definitivamente in Cristo (cf. Gv 20,3; Rm 10,9). La fede è abbandono fiducioso a Dio nell’obbedienza (cf. Rm 1,5; 16,26). La fede per Sopoćko è affidare a Dio il proprio futuro (cf. Rm 6,8; Eb 11,1). La fede però, è resa possibile sempre con l’aiuto dello Spirito Santo: cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 24.
[8] C. Ghidelli, Peccato dell’uomo e misericordia di Dio - Riflessioni bibliche, pp. 105-106. 
[9] Il Nostro, per il corpo di Cristo intende dire: il corpo umano di Cristo risorto presente nell’Eucaristia, la Chiesa (o Corpo Mistico di Cristo) costituita da quanti sono incorporati a Cristo mediante il battesimo e lo Spirito Santo: cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 10.
[10] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 115.
[11] Cf. Dz., q. I, p. 144.
[12] M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 126.