Il criminologo Vincenzo Musacchio, già docente di strategie di lotta alle mafie transnazionali alla Newark University (Riacs), concorda con il pensiero espresso dal nuovo procuratore generale di Cagliari sulla contrarietà nei confronti di chi fa politica dopo essere stato condannato per mafia.

Indigna anche me che persone condannate per delitti di mafia, per concorso esterno, per favoreggiamento aggravato, continuino tranquillamente a far politica pretendendo di imporre anche scelte di governo e di amministrazione.

M’indigna moltissimo non perché, come dice Patronaggio, le “sentenze non valgono niente”, ma perché si dimostra la pochezza dei vari partiti politici che non riescono a “far pulizia” al loro interno.

Fu proprio Paolo Borsellino che ben trentatré anni fa ci disse che doveva essere la politica a fare pulizia di coloro che erano raggiunti da fatti inquietanti, anche se non costituivano reati.

Qui invece si parla di fatti inquietanti che hanno costituito reati e anche molto gravi. Il ragionamento di Patronaggio non segna tanto il fallimento della magistratura quanto quello della politica e dei partiti.

Un partito sano fa pulizia richiedendo non solo l’onestà, ma anche l’apparire onesto. Non fare pulizia al proprio interno di tutti quelli che sono raggiunti, ovunque, da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati vuol dire aver fallito la propria missione.

Questo dunque non significa che chi ha scontato la sua condanna resti detenuto a vita. Ha certamente il diritto di poter tornare alla vita e di essere libero di impegnarsi in politica ma dovrebbe essere la politica, quella onesta e pulita, a doverlo rifiutare e non magari offrigli un collegio sicuro, dove essere eletto in barba ai cittadini onesti che nulla possono.



Vincenzo Musacchio
, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.