Lunedì 20 gennaio, La Giunta delle elezioni e delle immunità ha proseguito l'esame della domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di ministro dell'interno pro tempore (Doc. IV-bis, n. 2). Sono intervenuti sull'ordine dei lavori i senatori Pillon, Balboni e Modena. Il Presidente relatore Gasparri, dopo aver svolto l'intervento di replica, ha ribadito la propria proposta all'Assemblea di deliberare il diniego dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, Ministro dell'interno pro tempore. Sono intervenuti in dichiarazione di voto i senatori Stefani, Balboni e Malan. La Giunta, a seguito della parità di voti favorevoli e contrari [5 a 5], non ha approvato, ai sensi dell'articolo 107, comma 1, secondo periodo, del Regolamento del Senato, la proposta, formulata dal Presidente in qualità di relatore, volta al diniego dell'autorizzazione a procedere, per cui si è intesa accolta la proposta di concessione dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, Ministro dell'interno pro tempore; la Giunta ha altresì incaricato la senatrice Stefani di redigere la relazione per l'Assemblea.


Questo il comunicato diffuso dal Senato in cui si fa sapere l'esito dell'indicazione della Giunta all'Aula di Palazzo Madama che dovrà calendarizzare la votazione per stabilire se mandare o meno a processo Salvini entro 60 giorni.

A votare contro il parere di Gasparri, che aveva chiesto il no al processo, sono stati i 5 senatori della Lega (come da indicazione di Matteo Salvini), mentre a favore i 4 senatori di Forza Italia, a cui si è aggiunto Alberto Balboni di Fratelli d'Italia. In base al regolamento del Senato, in caso di parità in una votazione, è il no a prevalere.

A completare la pagliacciata odierna, il fatto che sarà la leghista Erika Stefani a fare da relatrice in Aula sul caso Gregoretti, leghista che chiederà al Senato di mandare a processo Salvini... a meno che, nel frattempo, il "capitano" non abbia nuovamente cambiato idea (aspetto su cui molti sono pronti a scommettere). 

Tecnicamente, se in Aula nessun senatore dovesse chiedere di votare "contro" la relazione Stefani (che in base alla decisione della Giunta dovrà essere per il sì al processo),  Salvini verrebbe accontentato senza votare. Se invece venti senatori presenteranno un ordine del giorno per una votazione in difformità da quanto deciso in Giunta, allora i senatori si esprimeranno con un voto palese e nominale.


Il senatore Pd Marcucci ha motivato così la decisione dei membri della maggioranza di non partecipare alla seduta:

«Abbiamo deciso di non partecipare alla Giunta perché questa riunione è illegittima, perché siamo oltre i 30 giorni perentori; e poi perché Gasparri non è stato disponibile a dare tutto il materiale necessario ai membri della Giunta per poter decidere. Questa è una pagliacciata».

Anche se le motivazioni addotte da Marcucci, dal punto di vista tecnico, possono essere condivisibili, il motivo vero della scelta di Pd, 5 Stelle, Italia Viva e Leu è quello di non aver voluto dare a Salvini l'opportunità di dire, negli ultimi giorni di campagna elettorale per le prossime regionali, che la maggioranza lo vuole mandare in carcere perché ha paura del voto.

Naturalmente, adesso Salvini dirà che i partiti di maggioranza non hanno partecipato al voto per codardia, in modo da non far sapere alla gente - prima di un importante appuntamento elettorale - che sono loro i primi a volerlo processare.