Dopo i congedi, Sopoćko si recò a Vilnius e poi a Varsavia. Arrivato a Varsavia, si iscrisse alla Facoltà di Teologia dell’Università locale[1]. La malattia nonché  i cambiamenti politici, che si erano verificati in quel periodo lo ostacolarono negli studi. Sopoćko si ammalò di tifo e dovette rimanere in ospedale per ben sei settimane[2].  A gennaio del 1919 tornò per iniziare gli studi, ma l’università fu chiusa a causa della guerra nell’est, scoppiata subito dopo la proclamazione dell’indipendenza. Si presentò come volontario alla Curia dell’Ordinariato Militare e chiese di essere ammesso a prestare servizio nell’esercito. L’Ordinario militare dell’esercito polacco Stanislaw Gall lo nominò cappellano militare e lo mandò a svolgere il suo ministero nell’Ospedale Militare numero tre di Varsavia. Tuttavia, passato un mese, Sopoćko chiese di essere mandato al fronte. Verso la fine di febbraio ottenne dal vescovo il trasferimento al Reggimento di Vilnius della Divisione Bielorussa di Artiglieria e si recò immediatamente al fronte. Fu inviato a svolgere il suo ministero pastorale presso le truppe, che erano di stanza a Różanna. Doveva celebrare la Santa Messa, guidare la preghiera e confessare numerosi soldati[3].

Sopoćko era un uomo molto laborioso. Egli inoltre era molto esigente con se stesso, specialmente nella sua vita spirituale. Leggendo il Diario, ci si accorge facilmente che egli spesso invocava Dio, curava particolarmente lo sviluppo spirituale e la perfezione del carattere. A questo proposito, vorrei menzionare un passo scritto da Sopoćko nel suo Diario: 

 «O Dio mio, quanto è pesante! Non riesco più né a studiare né a pensare. Tutti i miei progetti si spaccano per la mia debole volontà, e la mia mancanza di perseveranza. Tutto il mio zelo, le mie idee, i miei pensieri si perdono per via della debolezza del mio carattere. Mi sento debole (…) Domine, ad adiuvandum me festina. Sento il dispiacere nei confronti dei miei superiori perché mi fanno restare qui, ma esiste un altro posto dove io posso essere più buono? Fiat Voluntas Tua!»[4]

 Il sacerdote si prendeva cura dei feriti, che soffrivano a causa delle condizioni molto difficili per la mancanza di un ospedale, ma una lunga marcia, insieme alle truppe dell’esercitò, gli causò problemi di salute. Fu colpito dal tifo a Slonim e da lì, a causa dell’avvicinarsi del fronte, fu trasferito all’ospedale di Wolkowysk. Il ricovero durò alcune settimane e soltanto a primavera il suo stato di salute iniziò a migliorare. Egli, pur in periodo di convalescenza, curava il servizio pastorale dei malati, che purtroppo, in guerra  e negli ospedali non era affatto facile[5]. Si manifestò chiaramente l’indebolimento della sua salute. Il vescovo militare Stanislaw Gall gli concesse una licenza. Una commissione di medici lo inviò al sanatorio della Croce Rossa in Zakopane. Prima di partire, Sopoćko fu onorato dagli ufficiali dello stato maggiore con un ringraziamento speciale per i suoi meriti e per la sua grande dedizione. Finite le cure, all’inizio di settembre del 1919 il vescovo Stanislaw Gall lo volle a Varsavia e lo inviò al Campo di Formazione del Genio di Kopciuszko nel quartiere “Powązki di Varsavia”.

Fra i suoi compiti, in quanto cappellano militare, c’erano: la formazione religiosa e morale dei quadri superiori e dei soldati tramite incontri settimanali, la gestione dell’ospedale militare in via Dzika, il servizio presso l’Ufficio Economico e presso il Primo Reggimento del Genio Minatori a Marymont, nonché la cura del cimitero militare di Powązki[6]. Nei corsi per ufficiali Sopoćko trattava temi di dogmatica e di storia della Chiesa. Ai cadetti presentava in modo ampio il catechismo e parlava di temi attuali collegati col servizio militare, perciò i temi religiosi e morali furono molto apprezzati dallo stato maggiore. Infatti, il Ministero della Guerra pubblicò i suoi corsi, impegnando gli ufficiali a farli conoscere alle reclute in tutti i reparti.

Per svolgere il ministero pastorale c’era bisogno di locali adatti. Quindi, il sacerdote iniziò a organizzare, nel campo di formazione, delle cappelle e chiese abbandonate, oppure avevano funzionato come chiese ortodosse, durante il soggiorno dei Russi a Varsavia. Fece costruire l’altare del Sacro Cuore di Gesù per la cappella della caserma e per la cappella di Marymont, che successivamente fu totalmente ristrutturata, l’altare della Regina Poloniae e due altari laterali: quello di san Casimiro e quello del Sacro Cuore di Gesù. Nella chiesa di san Giosafat, posta nel cimitero di Powązki, fece ristrutturare gli altari lasciati dagli ortodossi. La domenica e nei giorni festivi celebrava in questi templi le Messe e presiedeva le funzioni religiose. Oltre i militari, partecipavano anche gli abitanti della zona. A ottobre, nonostante la guerra fosse ancora in corso, l’università fu riaperta[7]. 

dott.  Grzegorz Stanislaw Łydek



[1] L’Università Reale di Varsavia nella quale Sopoćko studiò la teologia morale, filosofia e diritto, «fu fondata nel 1816, quando le divisioni della Polonia separarono Varsavia dal più antico ed influente centro accademico di Cracovia. La Scuola di Legge e La Scuola Medica furono le prime ad essere fondate nel Ducato di Varsavia. Nel 1816 lo zar Alessandro I permise alle autorità polacche di creare un’università, composta di cinque facoltà: Legge ed Amministazione, Medicina, Filosofia, Teologia ed Arte, ed in fine Studi umanistici»: Encyklopedia popularna, Aa.Vv., vol. XI, pp. 309-312.
[2] Cf. H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki 1888-1975, pp. 236-238.
[3] Ibidem.
[4] Dz., q. 1, p. 1.
[5] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki 1888-1975, pp. 115-116.
[6] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, pp. 33-35.
[7] Congregatio de Causis San Sactorum, Beatificationis et canonizationis servi Dei Michaël Sopoćko (1888-1975), p. 32: cf. H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, p. 36.