Solo «poche settimane di ritardi tecnici, come è successo anche per
altri Paesi». È stato il Commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a smorzare le polemiche che cominciavano a montare a sinistra intorno alla terza rata da 19 miliardi di euro riferita agli obiettivi di dicembre 2022 e non ancora sbloccata. «Vedo una buona cooperazione tra Bruxelles e Roma», ha assicurato Gentiloni. 

«I lavori sono in corso, ci sono scambi costruttivi e vengono fornite informazioni complementari dove servono». ha detto la portavoce dell’Esecutivo comunitario nel consueto briefing con la stampa. Insomma ancora una volta l'Europa sembra voler smentire sul nascere le polemiche sul Pnrr, che resta una sorta di totem per una opposizione in preda ormai ad una crisi di nervi.

A Roma il dossier si considera chiuso, avendo esaudito le richieste europee con le modifiche apportate sui tre punti critici sollevati da Bruxelles: le linee guida sulle concessioni balneari, gli stadi di Firenze e Venezia (cancellati dai finanziamenti Pnrr) e i sistemi di teleriscaldamento (anche qui la strada è stata quella di stralciare dieci progetti

Il via libera è «questione di giorni», ripetono fonti di governo. Insomma una bella vittoria per il ministro degli affari europei Raffaele Fitto, che sta lavorando senza sosta per cercare di rimediare ad una situazione, a dir poco intricata, lasciata dai precedenti governi.

Il commissario Gentiloni, che occorre non dimenticarlo è uomo del Pd, intervenuto alla conferenza internazionale “The State of the Union” promossa a Firenze dall’Istituto universitario europeo, ha però sottolineato come la strada sia ancora comunque lunga, pur ribadendo il grande impregno del governo italiano sul tema «Chiunque deve essere consapevole, e l’Italia lo è, di quanto siano sfidanti gli ulteriori impegni per i prossimi obiettivi e tappe, perché la difficoltà è assorbire i fondi». E perché «è difficile evitare» la scadenza del 2026, «anche se Bruxelles per molti versi è flessibile».

Ed è proprio sulla flessibilità che il ministro Fitto sta lavorando in questi mesi di concerto con Bruxelles. Evidentemente il suo fine lavorio diplomatico sta producendo i suoi benefici effetti, se, come è vero che non solo Gentiloni, ma anche la stessa presidente Von Der Leyen hanno fatto intendere la disponibilità ad aprire sulle possibili modifiche richiesta dal governo Meloni. In quella flessibilità confida.

Il ministro Fitto due giorni fa, all’assemblea della Cna a Palermo, ha assicurato tempi celeri - anche prima del 31 agosto, che l’Esecutivo considera la deadline ufficiale - per proporre alla Commissione la rimodulazione del Pnrr con il capitolo aggiuntivo del RepowerEu. Fitto ha anche annunciato di aver concordato con il presidente dei governatori, Massimiliano Fedriga, un confronto con le Regioni sul «quadro di insieme» delle risorse sul piatto, tra Recovery Plan, nuova programmazione della coesione e Fondo di sviluppo e coesione, promettendo di «realizzare le spese che incidono strutturalmente sul Mezzogiorno d’Italia».

Vero tallone d'Achille del nostro paese, che come ribadito dallo stesso Fitto, è riuscita a spendere solo il 34% degli ultimi fondi di coesione della comunità europea. Ed è per questo che Fitto chiede un grande senso di responsabilità da parte di tutti per riuscire a portare a compimento una sfida cruciale per il nostro paese.

"Noi stiamo lavorando per utilizzare bene e al meglio le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Siamo in una fase di revisione di questo programma così come previsto dai regolamenti europei. Stiamo verificando tutti gli interventi che non potranno essere realizzati a giugno del 2026 e quindi, in questa fase nella quale si può proporre alla Commissione europea una rimodulazione, lo faremo per evitare di perdere queste risorse e rimodularle su altri tipi di interventi". Ha detto il ministro per gli Affari europei, a margine di un appuntamento elettorale a Bisceglie.

"In più - ha aggiunto - abbiamo un'esperienza che è quella dei fondi di sviluppo e coesione: abbiamo predisposto una relazione sulla programmazione 2014 -2020 da cui emerge un quadro non entusiasmante con solo il 34% di spesa dopo nove anni". "Abbiamo bisogno - ha sottolineato - di modificare questo sistema e di mettere in relazione la programmazione della Coesione con quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo stiamo facendo e io sono convinto che si possa fare un buon lavoro nei prossimi mesi, d'intesa con la Commissione europea e con l'intero sistema istituzionale".