In base a quanto riportano le agenzie, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, hanno deciso, in relazione al caso Almasri, di farsi rappresentare, congiuntamente, da un legale, l’avvocata e parlamentare (senatrice della Lega) Giulia Bongiorno.
Intanto, il caso Almasri ha avuto come prima conseguenza quello di bloccare l'attività parlamentare. I lavori delle Aule di Camera e Senato sono pertanto sospesi fino a martedì. Questo è quanto deciso dalle Conferenze dei capigruppo su richiesta delle opposizioni, dopo le mancate informative dei ministri Nordio e Piantedosi che oggi erano attesi in Aula:
"Non andremo avanti con i lavori finché il governo non chiarirà i contorni della vicenda, che non è solo giudiziaria ma essenzialmente politica e molto grave",
ha detto il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, facendosi portavoce anche per M5s, Avs e Italia viva.
Il rifiuto di Nordio e Piantedosi a riferire in Parlamento è stato spiegato così dal ministro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani:
"Il governo non scappa da nessun confronto. Oggi eravamo pronti a riferire, c'è però una questione nuova, eclatante, credo senza precedenti. Un'informazione di garanzia. C'è la necessità da parte del governo di riflettere un attimo su cosa e quando riferire al Parlamento. Appena possibile comunicheremo al presidente della Camera chi e quando riferirà. Serve solo differire qualche giorno. Si sta valutando se è opportuno o no che a presentarsi in Aula siano Nordio e Piantedosi e questo vale a maggior ragione per la premier".
Visto che da giorni i protagonisti di questa incredibile vicenda sostengono di non avere nulla da temere e di essere del tutto estranei alla scarcerazione di un pericoloso criminale, è ulteriormente incomprensibile la nomina di un legale e il timore a riferire in Parlamento su quanto accaduto.
Evidentemente, qualche dubbio Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano lo devono avere.
Alessandra Maddalena, vicepresidente dell'Anm, ha spiegato a Repubblica il perché la responsabilità della scarcerazione di Almasri ricada sul ministro Nordio (e sul Governo): non è una pasionaria, ma la numero 2 dell’Associazione nazionale magistrati, giudice, della corrente moderata di Unicost.
"Si è detto che la liberazione del generale Almasri indagato per atroci crimini era stata disposta dalla magistratura, omettendo di dire che i giudici erano stati costretti a farlo per l’inerzia del ministro della Giustizia, che è l’unico titolato, come è evidenziato nel provvedimento della Corte di Appello di Roma, ad attivare la procedura per l’applicazione di una misura coercitiva.Sono state addebitate ai magistrati scelte e responsabilità, sul caso Almasri, che non possono in alcun modo essere attribuite agli uffici della Corte d’Appello. Quindi, ci siamo limitati a spiegare come realmente stessero i fatti.Noi ristabiliamo ciò che detta la legge. Ad altri le valutazioni politiche. Com’è spiegato nel provvedimento dei giudici, il ministro Nordio era informato: solo lui poteva e doveva, in quel caso, agire per dare seguito alla richiesta della Corte Penale internazionale. Non essendo stato fatto, i magistrati non potevano fare altro che disporre la liberazione".
Alcuni commenti dalle opposizioni.
Riccardo Magi, Più Europa: "Ieri Giorgia Meloni ha diffuso un video che è un condensato di falsità e arroganza. Ha provato a riscrivere la storia sul caso Almasri, raccontando agli italiani che la colpa del suo rilascio sarebbe della magistratura. La verità? Ovviamente è un'altra. Il ministro della Giustizia Nordio aveva in mano tutti gli strumenti per fermare Almasri. Non ha mosso un dito. E ora? Dopo le bugie, la fuga: l’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi è stata infatti fatta saltare. Non possiamo accettarlo. Gli italiani hanno il diritto di sapere e il governo ha il dovere di informare. Non nei monologhi sui social della Presidente del Consiglio, ma in Parlamento. Finché questa informativa non ci sarà, faremo in modo che i lavori dell'Aula non vadano avanti".
Così il presidente del M5s, Antonio Conte, ha commentato la vicenda...
Angelo Bonelli, AVS:
"Oggi abbiamo ricevuto dalle mani di David Yambio, Lam Magok e Mahamat Daoud quattro lettere per Alfredo Mantovano, per i ministri Nordio e Piantedosi e per la Presidente Meloni. Da loro, che hanno subito sulla loro pelle le torture dal Generale Almasri e dei suoi aguzzini, una domanda diretta: perché avete liberato un torturatore, uno stupratore e lo avete riportato in Libia, libero di ricominciare a torturare e stuprare chi tenta di fuggire dall’inferno libico? Per quanto ancora l’Italia e l’Europa forniranno soldi, mezzi e copertura politica a questi criminali? Le loro domande sono le nostre domande. Non ci fermeremo finché non avremo risposte. Per David, per Lam, per Mohamat e per tutte le vittime dei torturatori dei lager libici".
Questo è ciò che David Yambio, Lam Magok e Mahamat Daoud hanno scritto a Meloni e ai suoi ministri:
"Vi scriviamo in qualità di portavoce dei Rifugiati in Libia (Refugees in Libya) ma anche come vittime e sopravvissuti di Osama Najim Almasri. I nostri corpi portano i segni dei suoi crimini e le nostre menti sono piene di ricordi che nessun essere umano dovrebbe sopportare. Quando Almasri è stato arrestato a Torino, abbiamo creduto, anche se per poco, che la giustizia potesse raggiungere quelli di noi che hanno conosciuto solo la sofferenza. Ma voi ci avete tolto questa speranza, rispedendolo in Libia, dove continuerà a fare del male ad altri, come ha fatto a noi. La giustizia non può essere selettiva. Non può servire i potenti mentre gli impotenti vengono scartati. L’Italia deve rispondere delle sue scelte. Il dolore per questo tradimento è profondo. È lo stesso dolore che ci portiamo dietro da anni. Siamo venuti in Italia in cerca di protezione e siamo grati per la sicurezza che abbiamo trovato. Ma la nostra dignità, rubata in Libia, è stata rubata di nuovo qui. L’Italia era un Paese in cui credevamo, un Paese che parlava di giustizia e di diritti umani. Ma la giustizia non ci è stata data. Al contrario, abbiamo assistito alla liberazione dell’uomo che ci ha torturato. Mentre scriviamo questa lettera, altri stanno ancora soffrendo sotto lo stesso sistema che ci ha brutalizzato. Oggi i migranti in Libia vivono in condizioni peggiori delle prigioni. Vengono torturati per ottenere un riscatto, venduti come proprietà, violentati, affamati e lasciati morire. Quelli che si trovano ancora nella prigione di Mitiga, dove Almasri ha costruito il suo impero di crudeltà, non conoscono altro che il dolore. La stessa Libia con cui lavorate, finanziate e a cui stringete la mano è diventata una terra di sofferenza infinita per chi non ha potere. Ora sappiamo che l’Italia non ha solo le dita in Libia, ma ha le mani intere sepolte nei suoi affari e può dire chi è libero o meno. Non siete solo testimoni di ciò che accade in quel Paese, ma contribuite a plasmarlo. Non si può affermare di combattere il traffico di esseri umani mentre si fanno accordi con chi ne trae profitto. Non potete definire Almasri ‘pericoloso’ mentre lo proteggete dalla giustizia. Non potete definirvi difensori dei diritti umani mentre lasciate le persone a marcire nelle prigioni libiche. Per questo chiediamo:1. La cessazione immediata di tutti gli accordi tra Italia e Libia che consentono abusi nei confronti dei migranti. 2. Un impegno pubblico per chiedere il rilascio di tutti coloro che sono ancora imprigionati a Mitiga e in altri centri di detenzione in Libia. 3. Una spiegazione ufficiale del perché Almasri, che il vostro stesso Governo ha definito pericoloso, sia stato rilasciato invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale. 4. Un percorso legale per i migranti intrappolati nei centri di detenzione libici, compresa la riapertura dell’Ambasciata Italiana a Tripoli per l’ottenimento di visti umanitari".