"... Infine, vorrei brevemente soffermarmi sulla nostra discussione sulla situazione in Medio Oriente. Entrambe le parti devono fare tutto il possibile per proteggere le vite dei civili e Hamas deve rilasciare tutti gli ostaggi senza condizioni. La priorità immediata della Commissione è fornire quanti più aiuti umanitari possibile alla Striscia di Gaza. Entro la fine di oggi, Team Europe avrà organizzato 28 voli umanitari su un ponte aereo. Complessivamente questi voli avranno consegnato circa 1.200 tonnellate di aiuti. E stiamo pianificando altri cinque voli prima della fine dell'anno. Oltre agli aiuti d'emergenza bisogna cercare di lavorare anche per il dopo. Non può esserci pace senza la prospettiva di una soluzione politica, sia per gli israeliani che per i palestinesi. E questa è la soluzione dei due Stati. C’è stato un crescente consenso sui principi che guideranno il nostro lavoro: non può esserci alcuno spostamento forzato dei palestinesi da Gaza. Gaza non può essere un rifugio sicuro per Hamas. Hamas non può far parte della struttura di governo di uno stato palestinese. Un’Autorità Palestinese riformata deve governare sia la Cisgiordania che Gaza, dove non potrà esserci alcuna presenza di di Israele, a medio o lungo termine.Partendo dal fatto che siamo il più grande donatore, e quindi abbiamo un’influenza nella regione dove siamo ben radicati, e basandoci sulla nostra esperienza e su questi principi, stiamo lavorando con i partner locali, perché questa è una buona base per creare la soluzione che tutti chiedono. ..."

Questo è quanto ha dichiarato venerdì, sulla crisi in Medio Oriente, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nell'intervento di apertura della conferenza stampa congiunta con il presidente Michel e il primo ministro Sánchez a seguito della riunione del Consiglio europeo del 15 dicembre.

Perché sottolineare quanto ha detto la von der Leyen ieri? Perché si è dimenticata di ricordare il motivo per cui ha voluto ribadire di aver inviato a Gaza ben 1.200 tonnellate di aiuti e di averne in preparazione altre centinaia. 

E allora dobbiamo ricordarglielo.

Perché a Gaza è in atto un genocidio, iniziato (secondo l'art. 6 .c dello Statuto di Roma) nel momento in cui il ministro della difesa Gallant ha annunciato che Israele avrebbe impedito l'ingresso nella Striscia di cibo, acqua, medicinali, elettricità carburante... continuato poi da Israele con il bombardamento indiscriminato di civili e con la sistematica distruzione di unità abitative e infrastrutture.

E se la von der Leyen ha denunciato, per molto meno, i crimini di guerra russi in Ucraina - definendo tali persino gli attacchi dello scorso anno alle infrastrutture di produzione e distribuzione della rete energetica ucraina - perché non ha condannato lo sterminio di oltre 20mila civili a Gaza che non avevano la possibilità di fuggire e alcun luogo sicuro per ripararsi dai quotidiani bombardamenti dello Stato ebraico?

E lo stesso vale per i sopravvissuti, destinati anche loro - secondo i piani di Israele - a morire e, quando il massacro sarà terminato, ad andare in un altro luogo, dato che Gaza sarà solo un cumulo di macerie.

Non denunciare la realtà di quanto accade a Gaza (e in Cisgiordania), quello che che le immagini dei giornalisti arabi e palestinesi (non ancora assassinati dall'esercito israeliano) testimoniano quotidianamente, significa solo essere complici e responsabili del genocidio messo in atto da Israele (art. 25, 3-b,c,d dello Statuto di Roma).

E quando si è complici di un massacro come è possibile, una volta che sarà terminato, pretendere di essere mediatori di una soluzione di pace che soddisfi i diritti di tutti e non solo quelli dello Stato ebraico?