Dato che in Senato si vota la fiducia sulla legge elettorale, Matteo Renzi ha ripreso il treno Destinazione Italia e se ne è andato al Sud, in Calabria, tanto per non farsi associare nella cronaca politica ad uno degli eventi più bui della vita democratica del paese. Così quando tra qualche tempo qualcuno gli chiederà conto di quanto accaduto, Renzi dirà che lui non era in Aula e che neppure faceva parte del Governo. Questo è il personaggio.

In Calabria, Renzi è andato per far propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni. Sempre facendo fede alla sua caratteristica principale, quella di negare l'evidenza, la propaganda politica è stata descritta come campagna d'ascolto per parlare con la gente.

Giunto alla stazione di Reggio, Renzi è stato accolto con buffone e pagliaccio e non ha ascoltato nessuno di coloro che lo criticavano, perché evidentemente avrà giudicato le loro critiche strumentali, le opposizioni a questo servono. In compenso, ha fatto salire sul treno alcune persone, probabilmente già selezionate ed istruite dai dirigenti locali su che cosa dire e come compiacere il capo.

Stessa sorte alla stazione di Cirò Marina, dove rappresentanti della destra lo attendevano piuttosto agguerriti, ma armati solo di contenuti con domande precise e puntuali su ciò che nella regione e nel loro territorio manca o, addirittura, è stato tolto. Ma anche in questo caso Renzi ha preferito soprassedere, senza che questi potessere avvicinarsi non tanto ai binari quanto alla stessa stazione. Ma la sua non doveva essere una campagna d'ascolto? Ma se così doveva essere perché non ascolta anche le ragioni di chi finora non lo ha votato? Evidentemente, tra le molte cose che Renzi non ha ben compreso - in fondo è ancora abbastanza giovane e non si può pretender troppo - è la differenza che esiste tra compiacenza ed ascolto.

 Ma alla fine, però, un manipolo di sola gente festante in quel di Catanzaro i dirigenti locali del PD sono riusciti a metterla insieme. Ed ecco che allora Renzi è finalmente sceso dal treno ed ha iniziato a parlare con tutti, anche con i giornalisti, ma soprattutto con le persone che, questa volta potevano essere salutate.

L'importante è usare la formula giusta: Matteo, Matteo, Matteo...