Intervista di Lucia De Sanctis.

“La mafia foggiana è sicuramente in questo momento la più feroce operante in Italia. Diventata sempre più forte perché sottovalutata nonostante la sua palese minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Vincenzo Musacchio, criminologo e ricercatore, è uno dei massimi studiosi dell’organizzazione criminale che sta strangolando la provincia di Foggia. “La chiamano ormai anche all’estero, la “Quarta Mafia”. “È un’organizzazione criminale multiforme e ibrida che ha in sé caratteristiche della ‘ndrangheta, di Cosa Nostra (stragista, quella di Riina) e della Camorra cutoliana”. “Non ci sono capi assoluti ma gruppi autonomi e indipendenti”.

Professor Musacchio, come mai si sono accesi così in ritardo i riflettori sulla mafia foggiana?Perché, purtroppo, è stata a lungo sottovalutata e combattuta con uomini e mezzi spesso insufficienti e in alcuni casi non perfettamente esperti ad affrontarla in modo efficace.  La mafia foggiana è un’organizzazione criminale atipica che per molto tempo ha operato sottotraccia sul doppio versante economico e amministrativo. Si è sempre mossa sul territorio utilizzando violenza e corruzione e alternandole a secondo dei soggetti cui si riferiva. Violenza per gli imprenditori e i commercianti e corruzione per gli esponenti della pubblica amministrazione e della politica.

C’è attualmente una fortissima recrudescenza di episodi criminali eclatanti, possibile che non si riesca a fermarli?Se si è sconfitta Cosa Nostra di Totò Riina, si può sconfiggere anche la “quarta mafia”. Occorre innanzitutto interrompere la lunga scia di sangue che dura da troppo tempo nel foggiano e nell’area garganica. Le ultime indagini della magistratura evidenziano una virulenza in forte espansione nella Capitanata. Foggia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola e Manfredonia sono i Comuni sciolti dal Consiglio dei Ministri negli ultimi cinque anni per forme d’ingerenza e condizionamenti da parte delle organizzazioni mafiose. Quest’aspetto deve preoccupare e non poco”. Occorrono reparti investigativi specializzati nella lotta alle mafie. È necessaria una forte ed efficace risposta dello Stato.

La mafia foggiana spaventa anche per i suoi attentati dinamitardi?Direi proprio di sì. Undici bombe in dieci giorni sono un attacco diretto allo Stato. Su questo c’è poco da commentare. I clan hanno anche una grande potenza di fuoco fucili mitragliatori, bombe a mano, bazooka. Direi che siamo alla presenza di un’organizzazione criminale che fa paura anche militarmente.

A suo parere le procure di Foggia e di Bari sono adeguatamente dotate nel contrastare la presenza della criminalità presente nell’area foggiana?Non conosco bene la composizione degli uffici e gli organici, ma conosco alcuni magistrati tra cui il dottor Antonio Laronga, procuratore aggiunto a Foggia, che reputo uno dei magistrati inquirenti più determinati e preparati nella lotta alla cd. “quarta mafia”. Negli ultimi quattro anni i dati statistici su questa criminalità mafiosa sono impressionanti. Più di trenta milioni di euro di sequestri patrimoniali. Oltre cento operazioni antimafia. Misure cautelari applicate a circa cinquecento persone. Sequestri di decine di tonnellate di droga ed enormi quantitativi di armi e munizioni ad alta pericolosità. Tante anche le misure interdittive antimafia nei confronti di imprese collegate o comunque condizionate dalla criminalità organizzata foggiana. Tutto questo rappresenta certamente il segno dell’impegno delle forze di polizia e della magistratura, ma evidentemente non basta.

Che cosa occorrerebbe ancora secondo lei?Credo che per lottare efficacemente contro questa mafia occorrano uomini, mezzi ed esperienza nel campo specifico della lotta alle mafie. Sicuramente è necessario un rafforzamento degli organici di magistratura e delle forze di polizia. Vedrei bene una sede distaccata della Direzione distrettuale antimafia e della Direzione investigativa antimafia competente in modo specifico per i delitti commessi nel territorio foggiano. Come inizio sarebbe confortante anche per i cittadini molto provati e sfiduciati dalla ferocia di questa mafia.

Lei è stato più volte nelle scuole della provincia di Foggia, qual è il messaggio che ha lasciato ai tanti studenti?Guardi il mio maestro Antonino Caponnetto rimarcava sempre il concetto di base che per educare alla legalità occorre puntare ai singoli atteggiamenti provando a stimolare nello studente la conoscenza, la riflessione sulle regole sociali e il loro rispetto, non perché si deve farlo ma perché si vuole farlo con coscienza e volontà. È necessario creare un legame fra i giovani e lo Stato. Vivere la legalità significa anche ripudiare la mafiosità.



Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.