Il presidente Joseph R. Biden, Jr. ha parlato oggi con il presidente della Repubblica popolare cinese (RPC), Xi Jinping. La conversazione si è concentrata sull'invasione non provocata dell'Ucraina da parte della Russia.
Il presidente Biden ha delineato le opinioni degli Stati Uniti e dei nostri alleati e partner su questa crisi. Il presidente Biden ha dettagliato i nostri sforzi per prevenire e poi rispondere all'invasione, anche imponendo costi alla Russia. Ha descritto le implicazioni e le conseguenze se la Cina fornisse supporto materiale alla Russia, mentre quest'ultima sta portando attacchi brutali contro città e civili ucraini. Il Presidente ha sottolineato il suo sostegno a una risoluzione diplomatica della crisi. I due leader hanno anche convenuto sull'importanza di mantenere aperte linee di comunicazione, per gestire la competizione tra i nostri due paesi. Il Presidente ha ribadito che la politica statunitense su Taiwan non è cambiata, e ha sottolineato che gli Stati Uniti continuano a opporsi a qualsiasi modifica unilaterale dello status quo. I due leader hanno incaricato i loro team di dar seguito ai contenuti della conversazione odierna nel periodo critico che ci attende.

Così una dichiarazione della Casa Bianca ha riassunto il colloquio telefonico tra i due leader di Stati Uniti e Cina. Da parte cinese, la telefonata è stata riepilogata con questa dichiarazione di Xi Jinping riportata dall'emittente di Stato di Pechino, Cctv:

"I conflitti non sono nell'interesse di nessuno. Cina e Stati Uniti hanno la responsabilità di lavorare per la pace". 

Invece, in un'intervista rilasciata al quotidiano cinese filo-governativo Global Times, un funzionario di Pechino, rimasto anonimo, ha dichiarato che la Cina non è "disposta ad accettare le minacce e le coercizioni americane" rispetto a quanto accade in Ucraina, aggiungendo che il suo Paese è pronto a una "forte risposta" a eventuali atti adottati dagli Stati Uniti che possano danneggiare gli interessi cinesi.

Le interpretazioni a tali dichiarazioni possono essere molteplici e pure di segno opposto. Quel che appare evidente, però, è che la Cina non si è espressa in un senso o nell'altro in relazione alla possibilità di fornire armi alla Russia, dando per scontato che comunque le relazioni economiche tra quei due Paesi si intensificheranno. Quindi, ad oggi possiamo dire che la Cina non ha detto che fornirà armi alla Russia, ma non lo ha neppure escluso.


Meno indeterminatezza, invece, nel colloquio che oggi c'è stato tra il presidente russo Putin e il cancelliere tedesco Scholz che il Cremlino ha riassunto come "duro e professionale", precisando che "Kiev sta cercando di allungare i tempi dei negoziati, avanzando proposte sempre più irrealistiche" con la "parte russa che è pronta a continuare nella ricerca di soluzioni", mentre "le forze armate russe stanno facendo tutto il possibile per salvare la vita dei civili, anche organizzando corridoi sicuri per consentire alla popolazione di lasciare le città nella zona di combattimento".  Inoltre, sempre secondo quanto riferito dal Cremlino, "il presidente russo ha richiamato l'attenzione sugli attacchi missilistici da parte delle forze di sicurezza ucraine nelle aree residenziali di Donetsk e Makiivka, che hanno provocato pesanti perdite, sottolineando che "questi crimini di guerra sono stati ignorati in Occidente".


In giornata Putin è comparso allo stadio Luzhniki di Mosca, inguainato in un inappuntabile parka Loro Piana da oltre 10mila euro, per festeggiare l'anniversario dell'annessione della Crimea alla Russia, accolto da una marea di persone che sventolavano bandiere tricolori ed altre con la Z (che starebbe per za pobedu, per la vittoria) diventata il triste simbolo dell'intervento militare contro l'Ucraina.

“Abbiamo risollevato la Crimea dal degrado, dall'abbandono in cui versava, specialmente la città di Sebastopoli, quando appartenevano a un altro Stato", ha detto Putin. "E abbiamo fatto risorgere questi territori".

Il presidente russo ha poi parlato dell'Ucraina, ribadendo che "obiettivo dell'operazione speciale è fermare il genocidio" della popolazione del Donbass: "Sappiamo esattamente che cosa dobbiamo fare, come dobbiamo farlo, a spese di chi e attueremo tutti i nostri piani". Putin ha poi proseguito affermando che sono stati "gli abitanti della Crimea, di Sebastopoli, che hanno fatto la scelta giusta, quando hanno messo un ostacolo al nazionalismo estremo, al nazismo" e "quello che stava succedendo in quei territori, accade nel Donbass. Anche la popolazione del Donbass ha manifestato dissenso e sono subito iniziate operazioni contro i cittadini di quella regione, sono stati bombardati costantemente, sono stati vittime di attacchi aerei, questo è quello che noi chiamiamo genocidio". Ed è per questo che "abbiamo lanciato l'operazione speciale in Ucraina, era questo l'obiettivo: evitare il genocidio". 

Non soddisfatto, Putin ha concluso con le parole della Bibbia, con questa citazione, che però è più corretto definire ulteriore provocazione: "Non c'è amore più grande che donare la propria vita per i propri fratelli". 

Mentre parlava, il presidente russo è improvvisamente scomparso dallo schermo, con Rossiya-24 che ha iniziato a trasmettere altri momenti dello stesso evento relativi a discorsi ufficiali e canzoni. Dopo quindici minuti, Putin è ricomparso, con le sue parole che però sono state trasmesse in differita.


A questo punto, se qualcuno pensi ancora che la Russia possa ritirare il proprio esercito dall'Ucraina e concordare un cessate il fuoco per poi portare avanti un serio processo negoziale non può che essere un inguaribile ottimista... o un perfetto idiota.