Si rincorrono i sondaggi per anticipare il risultato delle elezioni nel Regno Unito. Rispetto alla differenza abissale che solo due settimane fa indicava i conservatori in vantaggio tra i 15 e i 18 punti rispetto ai laburisti, a meno di una settimana dal voto la distanza si è ridotta, a seconda dei sondaggisti, tra i 3 e i 5 punti di differenza.

Le elezioni sono state indette da Theresa May in anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato sulla base di sondaggi che la davano stravincente, con la convinzione che una stragrande maggioranza di conservatori in Parlamento le avrebbe consentito di avere una maggiore forza "contrattuale" nei negoziati che dovranno stabilire le regole di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.

Ma l'attuale primo ministro britannico Theresa May ha progressivamente eroso tutto il vantaggio che aveva, dimostrando una scarsa capacità di convincimento ogni volta che si è presentata in pubblico, tanto da rifiutare l'ultimo confronto televisivo con quello che è diventato il suo più diretto concorrente, il laburista Corbyn.

Nonostante sia inviso alla parte blairiana del partito, in pratica i renziani locali, Corbyn, socialista vero, è riuscito progressivamente ad acquisire credibilità e consensi, anche facendo ricorso ad un certo pragmatismo, rinunciando al modello repubblicano cui lui aspira e dichiarando di non escludere il ricorso alle armi se questo dovesse essere necessario, nonostante sia un convinto pacifista.

Corbyn sta acquisendo consensi tra l'elettorato dei più giovani che voteranno per la prima volta e sta sfruttando l'antipatia che la May suscita nell'elettorato di mezza età e, addirittura, in quello femminile.

Tra gli ultimi sondaggi pubblicati, vi è quello effettuato da Ipsos MORI che dà ai conservatori ancora un vantaggio intorno al 5%. Sicuramente utile per vincere, ma non tale da assicurare un numero di seggi per una maggioranza in Parlamento e soprattutto una maggioranza forte.

Quindi il rischio, a cinque giorni dal voto, è che la May anche se riuscisse a vincere risulterebbe più debole rispetto ad oggi.

Infine, una nota di costume. Immaginate l'imbarazzo del Partito Democratico nostrano, che si definisce socialista, nel caso in cui fosse costretto a commentare un successo del partito laburista che, guidato da Corbyn, socialista lo è realmente e non solo nominalmente. Al Nazareno la preoccupazione è ai masimi livelli.