Sono trascorsi due anni dall'inizio della guerra in Ucraina. Al di là di quelli che siano i numeri reali delle proprie vittime che ognuna delle parti in conflitto conosce e sta ben attenta a non divulgare, è certo che morti e feriti siano nell'ordine delle centinaia di migliaia, soprattutto tra i militari di entrambi gli schieramenti. Visibili e conteggiabili, invece, i danni della guerra che, in questo caso, riguardano principalmente l'Ucraina e, in particolar modo, il territorio conquistato dalla Russia e la linea del fronte che corre dalla foce del Dnipro fino al nord-est (le due regioni del Donbass): solo nei primi 100 giorni di guerra, Zelensky quantificava danni per oltre 100 miliardi di dollari.
La controffensiva ucraina iniziata la scorsa estate non ha avuto alcun esito, se non aumentare il numero delle vittime soprattutto dal lato di Kiev, che adesso si trova a dover difendere e conservare i quattro quinti del suo territorio non occupati da Putin dopo l'invasione del 24 febbraio 2022. A seguito della disfatta Zelensky ha sostituito i verttici del suo esercito.
Dopo le trionfalistiche promesse dei mesi scorsi, non è ben chiaro quanti carri armati tedeschi siano arrivati in Ucraina, mentre non si hanno notizie dell'arrivo degli F-16 che avrebbero dovuto essere operativi già da settimane. L'Europa ha stanziato nuovi fondi, ma diluiti nel corso degli anni e solo una parte di essa è relativa agli armamenti.
A Washington, la Camera dei rappresentanti sta bloccando i fondi destinati da Biden all'Ucraina, nonostante almeno la metà dei repubblicani al Senato li abbiano approvati, per motivi di politica interna, legati alle presidenziali di novembre.
Finora, oltre alle vittime reali, gli sconfitti della guerra in corso tra Mosca e Kiev sono l'Ucraina, i nazionalisti ucraini e l'Europa... tutti gli altri Paesi (e non) interessati (direttamente o indirettamente) al conflitto stanno facendo ottimi profitti.
L'economia della Russia viaggia a gonfie vele, perché Stati Uniti e Europa non sono il mondo, ma solo una parte di esso. Quindi, per Putin è stato sufficiente rivolgersi a Cina, Africa e Sudamerica per rendere nulle o quasi (almeno finora) le conseguenze delle sanzioni.
Anche gli Stati Uniti hanno guadagnato e molto da questa guerra: in parte finanziando la propria industria degli armamenti con la fabbricazione di nuove armi con cui rimpiazzare quelle inviate in Ucraina, in parte creando e supportando (volutamente o meno è impossibile dirlo) le difficoltà dell'Europa che, d'improvviso, ha dovuto rinunciare ad un partner importante per la propria economia. Da aggiungere che un'Europa in difficoltà, concorrente in molti settori degli Stati Uniti, è un'ottima notizia per Washington.
Tra coloro che da questa guerra hanno guadagnato sono anche i fabbricanti d'armi, come la nostra Leonardo, che si appresta anche a sfruttarne le conseguenze, che gli attuali politici occidentali hanno tradotto in una nuova corsa agli armamenti.
Nessuno sembra voler rendersi conto di quella che è la situazione e prenderne atto, con i sostenitori di Kiev che (comunque sempre più blandamente) sostengono che la fine della guerra avverrà solo con la sconfitta di Putin e a cui Putin fa replicare dai suoi scagnozzi, che sostengono altrettanto in relazione a Zelensky.
L'ex Capo di stato maggiore Usa, Mark Milley, nel corso di questi due anni è stato chiaro, anche più di un volta:
"Questa guerra non la vincerà per certo nessuno dei due e finirà al tavolo di un negoziato".
Quanti altri morti e quanta altra distruzione saranno necessari per arrivare a un negoziato a cui, prima o poi si arriverà comunque?