Il Movimento Internazionale dei Sacerdoti Sposati condivide le tesi del teologo Pino Lorizio pubblicate su "Famiglia Cristiana".
Il Sinodo speciale per la regione panamazzonica, appena concluso, ha elaborato un documento finale, che per alcuni aspetti ha fatto molto discutere, ma che non possiamo considerare normativo, in quanto esso è stato consegnato al Papa, che si è impegnato, entro l’anno, a pubblicare una Esortazione apostolica, nella quale raccoglierà le istanze sinodali e offrirà indicazioni alla Chiesa per la loro attuazione. Tre argomenti, in particolare, si presentano radicalmente innovativi e richiedono quella conversione pastorale, culturale, ecologica e sinodale invocata dai padri.
La più rilevante e significativa di queste tematiche riguarda l’auspicio che venga istituita una speciale competente commissione, chiamata a studiare la possibilità di realizzare per quelle popolazioni un nuovo “rito cattolico-amazzonico”, in cui si valorizzino le peculiarità teologiche, liturgiche, disciplinari e spirituali di quelle terre.
Un ulteriore passo in avanti riguarda non solo l’istituzione di ministeri ordinati, cui possano accedere uomini e donne, ma la riapertura della commissione, a suo tempo istituita, per lo studio del diaconato femminile.
Ultimo, ma non meno importante, il passaggio del documento in cui si apre alla possibilità di conferire l’ordine del presbiterato a diaconi permanenti, in casi di particolare necessità e a condizione che i candidati abbiano esercitato in maniera feconda il servizio diaconale, siano adeguatamente formati e abbiano una famiglia stabile e legittimamente costituita.
Questa scelta si fonda su un duplice principio teologico. In primo luogo il diritto della comunità alla celebrazione eucaristica, in quanto, come sappiamo è “l’Eucaristia che edifica la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia” (Ecclesia de Eucharistia, n. 26). Questo diritto spesso non può trovare riscontro in comunità che, data la configurazione geografica del territorio amazzonico, possono parteciparvi solo qualche volta all’anno. L’altro principio su cui si fonda la possibilità di tale opzione, che non riguarda l’accesso dei preti al matrimonio, ma l’ordinazione presbiterale di persone sposate (già diaconi permanenti), è ben descritta dalla citazione del Presbyterorum ordinis (decreto del Vaticano II sul presbiterato) riportata nel documento, che al n. 16 recita: “La perfetta e perpetua continenza per il regno dei cieli […] non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiese orientali, nelle quali, oltre a coloro che assieme a tutti i vescovi scelgono con l'aiuto della grazia il celibato, vi sono anche degli eccellenti presbiteri coniugati.
Come più volte nel corso del sinodo è stato sottolineato, il valore del celibato ecclesiastico viene ampiamente riconosciuto e l’eventualità dell’ordinazione dei diaconi permanenti non la rinnega o misconosce affatto. Qualora poi si giungesse all’istituzione di un “rito amazzonico”, quello latino, cui apparteniamo, non sarebbe implicato affatto in questa prassi.
In conclusione: il Sinodo intende attivare dei processi di rinnovamento ecclesiale, alla luce del Vangelo, che riguardano in primo luogo la Chiesa presente in quei territori, ma interessano anche noi, in quanto dovrà cambiare la nostra mentalità circa il fatto che le diversità, anche intraecclesiali, non costituiscono un ostacolo, bensì una vera e propria ricchezza per la fede che si esprime, pur rimanendo la stessa, in differenti modalità ecclesiali, liturgiche e teologiche non sempre e solo coincidenti col modello occidentale e latino.