Lunedì, il "socialista" Matteo Renzi se ne è uscito sui social con questa affermazione: «Fiat Chrysler chiede un prestito alle banche da 6.3 miliardi per investire in Italia e tenere aperte le fabbriche questa è una buona notizia. Evocare i "poteri forti" e gli "interessi dei padroni"  è ridicolo. FCA chiede un prestito, alle banche, per investire, in Italia: che male c'è? Mi sarei preoccupato se non lo avesse fatto».

A seguito del'emergenza Covid, lo Stato italiano ha concesso, tramite SACE (società di Cassa Depositi e Prestiti), la possibilità di una garanzia statale sui prestiti bancari per far fronte alla crisi economica scaturita dall'emergenza sanitaria. 

Secondo quanto ha anticipato Milano Finanza, FCA avrebbe chiesto il massimo consentito dal decreto Liquidità, cioè il 25% del fatturato fatto registrare dalla società lo scorso anno. 

In pratica, si tratterebbe di 6,3 miliardi di euro di finanziamenti che verrebbero concessi da Intesa Sanpaolo, un pool di altre banche, con lo Stato che tramite SACE farebbe da garante per l'80% del prestito. Che significa? Nel caso in cui FCA non ripagasse il debito contratto con le banche, lo Stato risarcirebbe le banche creditrici con 5 miliardi di euro.

Perché tanto scalpore che una grande azienda chieda all'Italia di rischiare 5 miliardi per garantirle un prestito per l'emergenza Covid?

La prima perplessità sta nel fatto che FCA è diventata una società anglo-olandese per propria convenienza. Quindi, mentre prima pagava le tasse in Italia, adesso lo fa all'estero. Pertanto, domandarsi perché Agnelli & co. non vadano a chiedere all'Olanda di garantire un prestito da oltre 6 miliardi di euro non è del tutto fuori luogo.

In Italia FCA ha degli stabilimenti per la produzione di auto di vari marchi, quindi garantisce posti di lavoro al nostro Paese. Bene. Ma il punto sta proprio qui. Che cosa ci vuol fare con quei soldi? In passato, situazioni analoghe per Fiat (ancora FCA non c'era) si sono rivelate un affarone per la società degli Agnelli, tanto da essere riassumibili con l'espressione "avuta la grazia, gabbato lo santo".

Come conferma una nota congiunta Fiom-Cgil, il prestito è stato richiesto: "Fca ha convocato un incontro in call conference con tutti i sindacati, in cui ha confermato la richiesta di un prestito nell'ambito dei provvedimenti del Governo sulla liquidità. Le ragioni della richiesta, la cui quantità non è stata comunicata, è derivata dagli effetti dell'emergenza Covid-19 sul settore, e in particolare su Fca Italy e su tutta la filiera della componentistica italiana alla luce della situazione molto critica del mercato in Italia e in Europa. Inoltre, il gruppo ha confermato sia il piano industriale che di fusione con Psa". 

Rimane però il quesito relativo a come quei soldi saranno usati. Questi i dubbi elencati in proposito da Carlo Calenda (Azione) che si è espresso al riguardo in questi termini, rispondendo così alla perorazione di Matteo Renzi:

  1. Fca non ha mai rispettato il piano degli investimenti previsto per l'Italia;
  2. avrebbe la liquidità per sostenere il gruppo, ma la tiene nella capogruppo per distribuire un maxi dividendo pre-fusione PSA;
  3. quel maxi dividendo non verrà tassato;
  4. nessuna casa automobilistica Ue, tranne Nissan/Renault, ha sede fuori dal proprio paese;
  5. il programma Sace ha rilasciato 6 garanzie per 40 milioni. Ci sono migliaia di imprese con sede in Italia che aspettano;
  6. non serve a finanziare i fornitori ma a pagargli il dovuto;
  7. siete talmente appecoronati ai grandi gruppi che non riuscite neanche a fare un negoziato come Dio comanda;
  8. Repubblica che fino a ieri sosteneva la linea Landini vs Fiat (sbagliata), da quando è stata comprata da Elkann dipinge FCA come una onlus.

Inutile dire che Calenda ha ragioni da vendere. Se il prestito verrà concesso, però, stavolta sarà opportuno che lo Stato lo garantisca in base ad un accordo inattaccabile che abbia come finalità la garanzia dei posti di lavoro... in Italia. In passato non è andata proprio così!