LA PRODUZIONE INTENSIVA DI CIBO: UN PROBLEMA AMBIENTALE E SOCIALE
Siamo ciò che mangiamo: il cibo è un bene primario, non solo necessario, ma anche legato a tradizioni e cultura.
Il nostro modello di produzione del cibo, però, è cambiato molto nel tempo e oggi sappiamo che il sistema legato ad agricoltura industriale e allevamento intensivo è al tempo stesso vittima e carnefice dei cambiamenti climatici, e causa di impatti pesanti per ambiente, biodiversità e salute.
Il declino di impollinatori come le api, l’inquinamento di acqua, suolo e aria, la deforestazione, il consumo di risorse primarie, i pesticidi, gli OGM, l’uso di antibiotici, l’incremento di epidemie come l’aviaria, la sofferenza animale sono tutte facce della stessa medaglia: la produzione intensiva di cibo.
L’agricoltura è responsabile del 54% di tutte le emissioni di metano di origine antropica dell’UE (potente gas climalterante). L’allevamento intensivo impatta su acqua, aria e suolo attraverso le emissioni di ammoniaca e nitrati, e rappresenta il 73% dell’inquinamento idrico che deriva dall’agricoltura dell’UE.
L’agricoltura è responsabile del 94% delle emissioni di ammoniaca, la maggioranza provenienti dal settore zootecnico: in Italia, l’ammoniaca prodotta dagli allevamenti intensivi costituisce la seconda causa di formazione di polveri sottili – PM2.5 – che causano ogni anno quasi 50.000 morti premature.