Esteri

I principali collaboratori di Boris Johnson abbandonano il proprio incarico, ma per lui "il cambiamento è positivo"

Niente Pippa Peg. Per rassicurare i membri rimasti nel proprio staff, Boris Johnson stavolta ha usato una frase ad effetto della scimmia Rafiki, uno dei personaggi del Re Leone:  "Il cambiamento è positivo".

Il premier inglese, come dimostrano i suoi riferimenti culturali, sembra ormai rifugiarsi nel mondo dei cartoni animati per trovare consolazione da quello reale, da cui è sempre più evidente il suo "scollegamento".

Dopo il rapporto Gray, tutti, progressivamente, prendono le distanze da Johnson. Che a farlo siano i parlamentari dei partiti di opposizione può anche essere scontato. Lo è meno, invece, se a prendere le distanze sono i parlamentari del suo stesso partito.

Secondo la BBC sarebbero 17 le lettere di sfiducia al premier inviate da altrettanti membri del gruppo dei conservatori alla Camera dei Comuni. Per arrivare a delegittimare la sua leaderhip ne occorrono 54.

Ma il problema per Johnson è rappresentato anche dal fatto che i suoi stessi collaboratori a Downing Street lo stanno progressivamente abbandonando.

Nelle ultime ore hanno rassegnato le dimissioni dal proprio incarico Dan Rosenfield, capo dello staff; Martin Reynolds, segretario privato; Jack Doyle, capo della comunicazione; Munira Mirza, consigliere politico; Elena Narozanski, esperta di politiche sull'educazione.

E invece di prendere atto di non avere più il controllo del suo stesso governo, Johnson si consola citando la scimmia di un cartone animato. Meglio di nulla.

Autore Antonio Gui
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