Infermieri e medici erano stati enfaticamente nominati "eroi" nei primi mesi del lockdown per Covid nel 2020. Dopo di che, passata la pura, il silenzio più assoluto: retribuzioni inadeguate, orari di lavoro estenuanti per la carenza di personale e strutture inadeguate per rispondere in maniera efficace ed efficiente ad una richiesta sempre più pressante.

E allora ecco che scoppia la protesta: sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari e infermieri, che oggi protestano gli scarsi interventi in tema di sanità nella Legge di bilancio presentata dal governo Meloni. Le percentuali di adesione, riferiscono i sindacati, “sono molto alte, fino a punte dell’85% compresi gli esoneri previsti per legge. Un segnale importante che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali e sulla condivisione delle ragioni della protesta”.

Sotto accusa accusa una Manovra finanziaria considerata deludente, con risorse insufficienti. Medici e infermieri chiedono il finanziamento adeguato dei contratti e le assunzioni, criticano la mancata detassazione di una parte della retribuzione e la mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario.

I sindacati poi in una lettera inviata a Giorgia Meloni chiedono un incontro urgente sui temi che hanno portato allo sciopero:

La nostra non è una protesta nata in modo estemporaneo ma affonda le radici negli anni passati, caratterizzati – sia a destra che a sinistra – da una visione politica della sanità pubblica estremamente miope che, di fatto, non tutela la salute dei cittadini. Abbiamo anche indetto una giornata di sciopero di 24 ore appena venuti a conoscenza della bozza della Legge di Bilancio, perché con essa si sancisce l’ennesimo dietrofront su impegni assunti dal Ministro Schillaci prontamente smentiti dal MEF che, senza discostarsi da logiche ultradecennali, continua a spadroneggiare in lungo e largo minando seriamente la salute dei cittadini italiani. È vero che l’attuale Governo ha stanziato più risorse in assoluto per il Fondo Sanitario Nazionale, ma le stesse sono spalmate nei prossimi 5 anni e, al netto dei rinnovi contrattuali, sono ben al di sotto del tasso inflattivo, quindi non in grado di sostenere un Servizio sanitario già in grande difficoltà. Questi finanziamenti sono appena sufficienti a mantenere lo status quo e non saranno certamente alcuni interventi legislativi a ridurre le liste di attesa senza un vero intervento strutturale di rilancio del SSN.

I cittadini sono arrabbiati perché la nostra sanità non assicura pienamente il diritto alle cure i sanitari lo sono ancor di più perché sottopagati, denunciati e le aggressioni di tutti i giorni testimoniano che esiste una vera emergenza sociale che il Governo è tenuto a prendere in seria considerazione. Non si può migliorare l’offerta dei servizi ai cittadini senza rilanciare l’offerta sanitaria; non si possono ridurre gli interminabili tempi d’attesa continuando a mantenere il blocco del tetto di spesa sul personale; non si può tamponare, con finanziamenti spot, l’attuale emergenza sanitaria andando a finanziare quella sanità privata che sfrutta i propri dipendenti senza rinnovare loro i contratti di lavoro da quasi 20 anni, e che si ostina a non riconoscere loro il medesimo status contrattuale dei colleghi del pubblico impiego. Siamo tuttavia consapevoli dell’impossibilità di prevedere risorse illimitate per la sanità pubblica, e sosteniamo con forza la necessità di riformare, in modo strutturale e organico, il Servizio Sanitario Nazionale, senza però intaccare i principi sui quali esso è stato fondato: universalismo, uguaglianza ed equità.
Scrivono Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Nazionale Federazione Cimo-Fesmed Antonio De Palma, presidente Nazionale Nursing Up.

Ma quello de personale sanitario è solo l'inizio di una serie di scioperi messi in campo per chiedere al governo di cambiare marcia sulla Legge di Bilancio: nel weekend del 23 e 24 è stato proclamato da alcuni sindacati autonomi lo sciopero nazionale del personale ferroviario Fs, dalle 21 di sabato alle 21 di domenica, motivo per cui i treni potrebbero subire cancellazioni o variazioni.

Infine lo sciopero generale del 29 novembre di CGIL e UIL!

Tutte ragioni giuste, tutte rivendicazioni sacrosante quelle dei sindacati.

L'unica osservazione che si può fare è che queste situazioni di sofferenza da parte dei lavoratori italiani dei vari settori non sono nate come un fungo sotto il governo Meloni, ma sono criticità che si trascinano ormai da anni.

Ma perché solo oggi che al governo c'è la destra il sindacato - o meglio i sindacati di sinistra, CGIL e UIL - scende in piazza? [*]


[*] Precisazione redazione di Fai Informazione

Scioperi generali indetti dalla CGIL durante i governi di centro-sinistra:

  • Governo D'Alema (1998-2000): La CGIL criticò alcune politiche economiche, ma non risultano scioperi generali significativi in questo periodo specifico. Tuttavia, il dialogo con i sindacati fu complesso, specie sul tema della concertazione.
  • Governo Prodi II (2006-2008): Uno sciopero generale fu indetto contro le politiche di bilancio e le misure di contenimento della spesa pubblica, percepite come poco orientate a tutela dei lavoratori. Le tensioni si concentrarono sulla mancata revisione delle politiche pensionistiche e fiscali promesse.
  • Governo Renzi (2014-2016): La CGIL proclamò uno sciopero generale nel 2014, in opposizione al Jobs Act, una riforma del lavoro che introdusse il contratto a tutele crescenti e ridusse le protezioni contro il licenziamento, suscitando grande insoddisfazione tra i lavoratori e il sindacato stesso.
  • Governo Gentiloni (2016-2018): Non ci furono scioperi generali di ampia portata contro il governo Gentiloni. Tuttavia, le relazioni sindacali si focalizzarono su temi come la riforma delle pensioni e le politiche sociali, con mobilitazioni di settore piuttosto che generali.

Sotto i governi tecnici:

  • Governo Monti (2011-2013): La CGIL ha indetto uno sciopero generale nel dicembre 2011 contro la "Riforma Fornero" sulle pensioni e le politiche di austerità legate alla crisi economica. Queste misure erano viste come eccessivamente penalizzanti per lavoratori e pensionati.
  • Governo Draghi (2021-2022): La CGIL, insieme alla UIL, ha organizzato uno sciopero generale il 16 dicembre 2021 per contestare la legge di bilancio, ritenuta inadeguata a garantire equità sociale e sostegno ai lavoratori meno abbienti.