Questo venerdì, papa Francesco è atterrato all'aeroporto di Antananarivo, capitale del Madagascar, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa, accolto dal presidente Andry Rajoelina e da sua moglie.
Ma prima di lasciare il Mozambico, da dove questo viaggio è iniziato, Francesco ha celebrato allo stadio Zimpeto di Maputo una Messa a cui, nonostante la pioggia hanno assistito circa 60mila persone.
Richiamandosi al cosiddetto "discorso della pianura" nel Vangelo di Luca, Francesco ha invitato il popolo del Mozambico ad amare il proprio nemico. Nn certo un invito casuale ad un Paese che oltre alle conseguenze del colonialismo, ha dovuto affrontare quelle di una sanguinosa guerra civile, senza dimenticare il diffuso livello di povertà, nonostante le notevoli ed oggettive risorse naturali e minerarie, dovuto alla corruzione a allo sfruttamento... anche da parte di "coloro che si avvicinano con il presunto desiderio di aiutare".
"È difficile parlare di riconciliazione - ha detto il Papa ai presenti - quando sono ancora aperte le ferite procurate da tanti anni di discordia, oppure invitare a fare un passo di perdono che non significhi ignorare la sofferenza né chiedere che si cancelli la memoria o gli ideali.
Nonostante ciò, Gesù invita ad amare e a fare il bene. E questo è molto di più che ignorare la persona che ci ha danneggiato o fare in modo che le nostre vite non si incrocino: è un mandato che mira a una benevolenza attiva, disinteressata e straordinaria verso coloro che ci hanno ferito.
Gesù, però, non si ferma qui; ci chiede anche di benedirli e di pregare per loro, che cioè il nostro parlare di loro sia un dire-bene, generatore di vita e non di morte, che pronunciamo i loro nomi non per insulto o vendetta, ma per inaugurare un nuovo rapporto che conduca alla pace. Alta è la misura che il Maestro ci propone!
Con tale invito Gesù, lungi dall'essere un ostinato masochista, vuole chiudere per sempre la pratica tanto comune – ieri come oggi – di essere cristiani e vivere secondo la legge del taglione. Non si può pensare il futuro, costruire una nazione, una società basata sull'equità della violenza. Non posso seguire Gesù se l'ordine che promuovo e vivo è: occhio per occhio, dente per dente.
Nessuna famiglia, nessun gruppo di vicini, nessuna etnia e tanto meno un Paese ha futuro, se il motore che li unisce, li raduna e copre le differenze è la vendetta e l'odio. Non possiamo metterci d'accordo e unirci per vendicarci, per fare a chi è stato violento la stessa cosa che lui ha fatto a noi, per pianificare occasioni di ritorsione sotto forme apparentemente legali.
L'equità della violenza è sempre una spirale senza uscita; e il suo costo, molto elevato. C'è un'altra strada possibile, perché è fondamentale non dimenticare che i nostri popoli hanno diritto alla pace. Voi avete diritto alla pace".
"Superare i tempi di divisione e violenza - ha prosegiuto il pontefice - implica non solo un atto di riconciliazione o la pace intesa come assenza di conflitto, implica l'impegno quotidiano di ognuno di noi ad avere uno sguardo attento e attivo che ci porta a trattare gli altri con quella misericordia e bontà con cui vogliamo essere trattati; misericordia e bontà soprattutto verso coloro che, per la loro condizione, vengono facilmente respinti ed esclusi.
Si tratta di un atteggiamento non da deboli, ma da forti, un atteggiamento da uomini e donne che scoprono che non è necessario maltrattare, denigrare o schiacciare per sentirsi importanti; anzi, al contrario. E quest'atteggiamento è la forza profetica che lo stesso Gesù Cristo ci ha insegnato volendosi identificare con loro e mostrandoci che la via giusta è il servizio".
Se la pace di Cristo è l'arbitro nei nostri cuori - ha poi concluso Francesco - allora quando i sentimenti sono in conflitto e ci troviamo indecisi tra due sensi opposti, facciamo il gioco di Cristo: la decisione di Cristo ci manterrà nella via dell'amore, nel sentiero della misericordia, nella scelta per i più poveri, nella difesa della natura. Nella via della pace. Se Gesù sarà l'arbitro tra le emozioni contrastanti del nostro cuore, tra le complesse decisioni del nostro Paese, allora il Mozambico ha assicurato un futuro di speranza; allora il vostro Paese potrà cantare a Dio, con gratitudine e di tutto cuore, salmi, inni e canti ispirati".