La liturgia in Sopoćko è come “il volto della Chiesa” nella quale la fede dei cristiani si manifesta esternamente e per mezzo della quale la Sposa di Cristo offre le cose nuove e antiche[1]. Infatti, in una riflessione significativa del Nostro, leggiamo:

 «La misericordia di Dio si manifesta nel più alto grado della Redenzione, ma fin dai primi secoli si trova nella liturgia della Chiesa. Infatti, la Chiesa - sposa di Cristo, ha tratto tutta la liturgia dai testi della Sacra Scrittura e dalla Tradizione»[2]. 

 La misericordia è sempre presente nella liturgia della Chiesa. Poiché la liturgia si basa sopratutto sulla Scrittura e sulla Tradizione, diventa essa stessa “una custodia preziosa” della misericordia. Secondo il pensiero ecclesiologico di Sopoćko, la liturgia, però, non si può separare dalla persona di Cristo, ma deve essere vissuta in persona Christi, perciò aggiunge che:

 «la liturgia è come la Bibbia nella forma di preghiera, vissuta nella persona di Gesù Cristo. Dopo il Concilio Vaticano II sembra che l’accento venga spostato dal Cristo sulla Chiesa. L’uomo cercando Gesù, giustamente s’interroga sui segni di Cristo nella sua Chiesa»[3].             

 L’intuizione del Nostro di interrogarsi sui segni concreti di Cristo nella Chiesa, cercando la verità, rispecchiava l’esigenza dell’Europa, segnata dalla tragedia della seconda guerra mondiale e dalle sue conseguenze economiche e sociali, nel ricercare l’essenza di un rapporto col risveglio della comunità ecclesiale nelle anime. Da una parte, diremo, che «era venuta meno la fiducia nei confronti delle istituzioni di ogni genere. Dall’altra parte, invece, acquistavano nuova importanza i valori della solidarietà e della dimensione comunitaria della vita religiosa»[4]. In tal modo aveva origine «una presa di coscienza vitale della Chiesa, come comunità di tutti coloro che credono, la quale si opponeva all’individualismo di un’ecclesiologia giuridica»[5].

Teniamo presente che il XX secolo nel campo liturgico e sacramentale, ha disegnato l’inizio di un grande rinnovamento del sapere e di un ripensamento delle tematiche di questa disciplina particolare. Vanno ricordate le «figure di teologi come Karl Rahner, Odo Casel, Louis-Marie Chauvet e Edward Schillebeeckx»[6]. Essi indubbiamente hanno segnato il secolo con un contributo originale. L’originalità del loro pensare, presto, è divenuta la causa «di ampie discussioni, ma anche addirittura il principio di un radicale mutamento della prassi liturgico-sacramentale»[7]. Consideriamo che i «sacramenti, essendo fondamentalmente azioni rituali, sono anzitutto una -urgia prima che -logia»[8]. La sacramentaria, costitutivamente legata ad un ambito pratico nel «suo ripensamento, può avere immediate ripercussioni non soltanto sul perché e sul che cosa, ma sul come la Chiesa celebra»[9].

Si nota l’esistenza dello «stretto legame con la prassi, la vocazione ecclesiale pratica e operativa che ha comportato qualche problema in più per la disciplina liturgico-sacramentaria»[10]. Potremo dire che per prima «si è tradotta nella concretezza di “riformare” i riti sacramentali, essa ha anche “pagato” lo scotto di una riflessione ancora inevitabilmente tradizionale, proprio quando riteneva di aver scoperto la chiave definitiva della propria novità. Il documento sulla liturgia, la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha inaugurato la serie dei grandi pronunciamenti sulla fede»[11].

Secondo il Concilio Vaticano II, la liturgia è «l’opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa» (SC 7). Osserviamo che nello stesso testo “l’opera di Gesù Cristo” è indicata come “l’opera della redenzione”. Infatti, Gesù l’ha compiuta in modo particolare e definitivo attraverso il mistero pasquale, e cioè: passione, morte, resurrezione e gloriosa ascensione[12]. Per questo, «Cristo, con tale mistero, morendo, ha distrutto la morte e, risorgendo, ha ridonato la vita» (SC 5). In un testo di Sopoćko sul tema della liturgia, leggiamo:

 «(…) la Chiesa celebra l’onnipotenza della redenzione nella liturgia, l’opera di Cristo. Nella colletta della decima domenica dopo Pentecoste si rileva la massima potenza di Dio nell’immensa sua misericordia»[13].  

In questo brano, il Nostro, utilizzando l’espressione “opera di Cristo”, indica due differenti significati: la gloriosa morte e risurrezione di Gesù storico, e la celebrazione della liturgia, la quale rivela “la massima potenza della divina misericordia”. Indubbiamente i due significati sono correlati. La morte e la risurrezione di Gesù formano la sintesi del mistero pasquale che si attualizza in ogni celebrazione eucaristica. In altre parole, attraverso la liturgia della Chiesa, l’opera di Cristo tuttora raggiunge incessantemente la storia umana, che viene profondamente penetrata dall’immensa misericordia.  

L’opera di Gesù è sempre presente «nella vita quotidiana della Chiesa, la quale nella liturgia annuncia l’infinita misericordia. Effettivamente, la misericordia è espressa nella Parola di Dio e risuona come un’eco perenne attraverso le numerose letture della sacra liturgia» (DM 13). La liturgia in Sopoćko, ricevendo “l’eco della misericordia” per ogni uomo, diventa un mezzo prezioso ed efficace dell’incontro da vicino con il Dio vivo. Il Nostro, presentando l’idea e lo spirito della liturgia, continua a scrivere ancora:

 «La liturgia è svelare ciò che la Chiesa crede e sente - il volto misericordioso di Dio. La madre Chiesa, attraverso le azioni, i riti e le preghiere liturgiche plasma sentimenti e convinzioni del Popolo Santo di Dio»[14].

 Rileviamo che Sopoćko, trattando il tema della misericordia nella liturgia della Chiesa, era preoccupato per le polemiche, le critiche e le obiezioni sul vero obiettivo, ma anche sul vero spirito di un’eventuale festa della divina misericordia. Possiamo notare che la polemica si focalizzava sempre di più attraverso il mensile teologico di Cracovia Homo Dei[15]. Karol van Oosta, benedettino e il prof. Alfons Wolny, sacerdote diocesano, non essendo favorevoli alla festa, sostenevano che essa poteva essere in contrasto con quella del Sacro Cuore già istituita, e che in quel modo non si conservava la purezza dello spirito liturgico[16]. Il Nostro invece, pazientemente rispondeva a tutte le polemiche e alle critiche, che in realtà, oggi hanno un lato positivo; erano molto utili per dare un maggiore stimolo alla sua ricerca, in modo da renderla ancora più appropriata e approfondita. Egli poneva decisamente l’accento sulla sintonia del pensiero della Chiesa, ribadendo che la festa della divina misericordia è niente altro che la continuità del mistero della gloriosa Risurrezione di Cristo[17]. Precisamente, Sopoćko afferma che:

 «la Chiesa, insomma, nella liturgia magnifica l’onnipotenza della Redenzione, quando il sabato, nella preghiera dopo la nona profezia dice: Non c’è stato nulla di più eccellente rispetto al Cristo che si è immolato come pasqua alla fine dei secoli a nostro vantaggio. Inoltre nella colletta per la decima domenica dopo Pentecoste, apertamente sottolinea la massima potenza di Dio nella immensa misericordia: tu manifesti l’onnipotenza al massimo grado, avendo misericordia»[18].

 Gregorio - prof. ks. dr Grzegorz Lydek

 
[1] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, pp. 29-33.
[2] Cf. ibidem, p. 29.
[3] Dz., q. III, p. 186.
[4] G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, p. 294: vedi J. Frisque, Die Ekklesiologie im 20. Jahrhundert, in H. Vorgrimler - R. Vandergucht, Bilanz der Theologie im 20. Jahrhundert, vol. III, Herder, Freiburg-Basel-Wien 1970, pp. 192-243: A. Antón, El misterio de la Iglesia, pp. 509-511.
[5] Ibidem.
[6] A. Grillo, Liturgia e sacramenti, in G. Canobbio - P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo, p. 411.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem.
[11] Ibidem.
[12] Cf. M. Sopoćko, Duch liturgii Niedzieli II Wielkanocy [Lo spirito della liturgia della II domenica dopo Pasqua], in “Duszpasterz Polski Zagranic” 2(1971), p. 44. 
[13] M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 6.
[14] M. Sopoćko, Duch liturgii [Lo spirito della liturgia], in “Duszpasterz Polski Zagranic” 4(1970), p. 83.
[15] M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 22.
[16] Cf. A. Wolny, O czystość ducha liturgicznego, in “Homo Dei” 18(1949), pp. 220-227: K. Von Oost, Dyskusja liturgiczna, in “Homo Dei” 119(1950), pp. 207-215.
[17] Cf. H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 495-498.
[18] M. Sopoćko, De misericordia, p. 10.