Lunedì 27 giugno, il primo ministro svedese Magdalena Andersson, dopo aver incontrato a Bruxelles il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, aveva riassunto nei termini seguenti la posizione della Svezia dopo il minivertice cui avevano partecipato anche "alti funzionari" di Finlandia e Turchia: 

  • In quanto membro, la Svezia contribuirà alla sicurezza della NATO nel suo insieme, compresa la Turchia, in uno spirito di solidarietà.
  • Abbracciamo l'approccio alla sicurezza a 360 gradi della NATO.
  • Come è stato presentato nella dichiarazione extra di politica estera del mio governo il 10 giugno, la Svezia condanna il terrorismo con la massima fermezza. Siamo inequivocabilmente impegnati nella lotta al terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
  • Come alleati, ci impegneremo pienamente nella politica antiterrorismo della NATO e prenderemo parte attiva a questi sforzi.
  • La nostra posizione riguardo al PKK è chiarissima. È elencata come un'organizzazione terroristica nell'UE ed è considerata tale dalla Svezia.
  • Negli ultimi anni abbiamo rafforzato le leggi contro il finanziamento del terrorismo. E la legislazione svedese sul terrorismo sta subendo la più grande revisione degli ultimi 30 anni. Una nuova e più severa legge sui reati terroristici entra in vigore il 1° luglio, con una portata più ampia e scale di sanzioni più elevate.
  • Inoltre, sono in preparazione emendamenti costituzionali che aprirebbero la strada alla criminalizzazione della partecipazione alle organizzazioni terroristiche. Non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che la Svezia continuerà a rimanere ferma al fianco di altri paesi che la pensano allo stesso modo nella lotta al terrorismo.
  • La nostra adesione alla NATO avrà implicazioni per quanto riguarda il controllo delle esportazioni di materiale difensivo a tutti gli alleati della NATO. La solidarietà dell'Alleanza si rifletterà nel nostro quadro normativo nazionale.
  • Una delle problematiche sollevate dalla Turchia riguarda la risposta della Svezia alle richieste di estradizione di quella nazione. Queste richieste saranno gestite in modo rapido e accurato dal nostro ordinamento giuridico in conformità con la Convenzione europea sull'estradizione.
  • La Svezia non è e non sarà un rifugio sicuro per il terrorismo. Le autorità competenti lavorano intensamente per espellere le persone che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza. E ci sono un numero consistente di casi che sono attualmente trattati.

Martedì pomeriggio, prima dell'inizio del vertice NATO, a Madrid si è tenuto un incontro a quattro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente finlandese Sauli Niinisto, il primo ministro svedese Magdalena Andersson e il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg.

Alla fine dell'incontro, i rappresentanti dei tre Paesi hanno firmato un memorandum d'intesa a seguito del quale la Turchia ha dato il proprio assenso all'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO.

Nell'incontro - recita una nota della NATO - i leader hanno concordato un memorandum trilaterale per affrontare le legittime preoccupazioni di sicurezza della Turchia, aprendo la strada all'adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO. Il memorandum è stato firmato dai ministri degli Esteri dei tre paesi – Mevlüt Çavuşoğlu (Turchia), Pekka Haavisto (Finlandia) e Ann Linde (Svezia) – alla presenza di tutti e tre i leader nazionali e del Segretario generale.Il Segretario generale Stoltenberg ha dichiarato: "Accolgo con favore la firma di questo memorandum trilaterale e accolgo con favore l'approccio costruttivo che tutti e tre i paesi hanno mostrato durante i negoziati. L'adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO fa bene alla Finlandia e alla Svezia, alla NATO e alla sicurezza europea".

Il placet della Turchia, in base alle premesse che hanno caratterizzato la richiesta di ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, fa ritenere che i due paesi scandinavi abbiano barattato il supporto finora offerto a membri del PKK con il via libera di Erdogan.

Il PKK, partito dei lavoratori del Kurdistān (PKK), è sorto negli anni Settanta e dalla Turchia è considerato un'organizzazione terroristica. Per ragioni geopolitiche gli Stati Uniti hanno riconosciuto anche loro che il PKK e i suoi membri dovessero essere considerati terroristi, facendo poi pressione, al tempo dell'amministrazione Bush figlio, sull'Europa perché anch'essa si adeguasse in tal senso. Cosa che naturalmente avvenne. 

La Turchia, da decenni, combatte con ogni sorta di uomini e mezzi la minoranza curda nel proprio Paese, nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq. La repressione armata dell'esercito turco, con conseguenti devastazioni di case, infrastrutture e stragi di civili, non ha e non continua ad indignare né la NATO, né l'Europa e neppure gli Stati Uniti che invece - e giustamente - condannano e contribuiscono a combattere l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.


Crediti immagine: comunicato stampa Nato