Esteri

La repressione degli ultra-ortodossi non giova all'esecutivo di Netanyahu

Nella notte tra martedì e mercoledì, le forze di sicurezza israeliane sono entrate nella moschea di  Al-Aqsa, al termine delle preghiere, per sgombrare con la forza una parte di fedeli che non aveva alcuna intenzione di tornarsene a casa.

Il motivo? volevano presidiare la moschea per impedire agli ebrei ultraortodossi che il giorno successivo, di fronte ad essa, potessero sacrificare un capretto in occasione della pasqua ebraica che si celebra a partire da questa settimana.

La Spianata delle moschee, dove sorge la moschea di  Al-Aqsa è un luogo sacro non solo per i musulmani ma anche per gli ebrei, perché è il luogo in cui si trovava il Tempio di Gerusalemme. Secondo lo status quo attuale, i non musulmani hanno la possibilità di visitare il sito, ma non di pregare o di celebrarvi rituali religiosi. 

Così, per evitare possibili disordini per il giorno seguente, polizia ed esercito dello Stato ebraico hanno usato manganelli e granate stordenti per sgomberare Al-Aqsa, arrestando oltre 300 persone. 

Nelle ore successive, la polizia israeliana ha fermato un certo numero di ebrei che, con in braccio o al guinzaglio, agnelli, pecore o capre, cercavano di recarsi nella Spianata delle moschee per offrirle in sacrificio.

Il risultato di questa che, a descriverla, è senz'altro una follia, sono i soliti missili sparati nelle ore seguenti da Gaza sulle città del sud, a cui Israele ha risposto con bombardamenti sulla Striscia effettuati con navi e aerei da caccia.

Nelle ultime ore, poi, anche un missile è stato lanciato dal sud del Libano, ma è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome.

Tutto questo ha origine nella volontà degli estremisti che appoggiano l'attuale governo israeliano nel voler far diventare la Spianata delle moschee un luogo di celebrazioni religiose anche per gli ebrei... con il solo scopo di aumentare il livello di scontro già adesso ampiamente in atto e avere una ulteriore scusa per aumentare la repressione contro i palestinesi.

Poteva andare diversamente in un governo dove sono ministri due personaggi come Smotrich e Ben Gvir, i cui partiti sono sostenuti dai coloni ebrei?

Evidentemente no. Ma Netanyahu, pur di poter formare un governo per tornare alla guida del Paese in modo da poter affrontare da una posizione di forza il processo che lo vede imputato per corruzione e abuso d'ufficio, non sembra aver messo in conto quelle che sono e saranno, anche in futuro, le conseguenze sul piano diplomatico di tale decisione.

I rapporti di Israele con l'amministrazione Biden sono adesso ai minimi, ma non tanto per scelta del presidente, quanto perché le potenti lobbies ebraiche Usa che influenzano le presidenziali mal sopportano gli estremisti ultraortodossi alla guida di Israele... pur essendo lobby di destra. Quindi anche Biden ha preso le distanze da Netanyahu, rimandando la visita del premier a Washington. 

Nelle ultime ore, poi, note di condanna per la repressione nella moschea di Al-Aqsa (pur mascherate dalla ben nota ipocrisia delle diplomazie) sono arrivate da Marocco e Emirati Arabi, due dei Paesi dei cosiddetti Accordi di Abramo.

Infine, se a tutto questo aggiungiamo che Ben Gvir, finora sulla carta, avrà la possibilità di farsi un proprio esercito personale (i cui compiti sono ancora più che nebulosi) di 2/3mila uomini, è evidente a chiunque che la strada intrapresa rischia di rendere l'esecutivo israeliano sempre meno difendibile anche da parte degli alleati storici. Ed è questo ciò per cui si stanno preoccupando gli ebrei all'estero, che finora hanno negato l'evidente regime di apartheid messo in atto dallo Stato ebraico.

Se la comunità internazionale inizierà a non poter più non vedere e giudicare ciò che sta facendo Israele nei confronti dei palestinesi, allora inizierebbe una reazione a catena che finirebbe per mettere in discussione l'attuale status quo, costringendo Tel Aviv a discutere veramente di un piano di pace.

Autore Giuseppe Ballerini
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