La Commissione Ue ha espresso il proprio giudizio sull'Italia, o meglio sul modo di gestire il bilancio da parte del nostro Governo, con i commissari Pierre Moscovici e Gunther Oettinger che hanno semplicemente ricordato al nostro Paese che la regole che controllano il debito pubblico di ogni Stato membro non sono state rispettate nel 2018, nel 2019 e non lo saranno neppure nel 2020.
La conseguenza di ciò è l'avvio di una procedura per debito eccessivo. Una procedura, va ricordato, che non scatta a partire da oggi. Quello espresso dai commissari è un parere su cui poi dovranno esprimersi gli altri Stati membri.
A far propendere per tale decisione è stato il peso del debito italiano, indicato come "grande fonte di vulnerabilità per l'economia". A questo poi si aggiungono i recenti provvedimenti del Governo: "Le nuove misure e il trend demografico avverso - aggiungono da Bruxelles - capovolgono in parte gli effetti positivi delle riforme pensionistiche del passato e indeboliscono la sostenibilità a lungo termine delle nostre finanze" che sono anche sottoposte al giogo degli interessi sui titoli di Stato. E al riguardo, inutile ricordare che oggi lo spread ha ripreso a salire superando i 280 punti.
Nell'analisi di Bruxelles si ricorda che nel 2018 il debito italiano ha raggiunto il 132,2%, diventando il secondo più grande tra quelli dei Paesi dell'Unione, causando un fardello pari a 38.400 euro per ogni cittadino del nostro Paese.
Adesso l'avvio della procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia si intreccerà con gli interessi dei vari Paesi e peserà non solo sul gioco di alleanze per formare gruppi e maggioranze del nuovo Parlamento europeo, ma anche sulla nomina dei membri della nuova Commissione Ue, a partire dal suo presidente.
Pertanto, un giudizio del Consiglio europeo sull'Italia potrebbe slittare dopo il riassetto delle istituzioni europee in conseguenza delle recenti elezioni, ma non è certo. Se i tempi previsti, invece, fossero rispettati, il consiglio Ecofin del 9 luglio - dopo la riunione dei premier e dei capi di Stato del 20 e 21 giugno - dovrà prendere la decisione finale in merito all'applicazione della procedura d'infrazione all'Italia.