Esteri

1,3 milioni di nuovi disoccupati negli Stati Uniti

Per il New York Times sono 59.453 i nuovi casi di contagi da coronavirus registrati l'8 luglio, il 68% in più rispetto alle ultime due settimane. Ovviamente, dopo una decina di giorni dalla ripresa dell'epidemia, stanno aumentando anche i decessi: 948 nelle ultime 24 ore, il -1% rispetto alla media degli ultimi 14 giorni.

E se il contagio aumenta, l'economia non può giovarne e, di conseguenza, il numero di disoccupati riprende a crescere. Dopo che alcuni Stati hanno ripreso ad imporre alcune misure di distanziamento sociale con la chiusura di alcune attività, la scorsa settimana negli Stati Uniti sono state presentate 1,3 milioni di domande per il sussidio di disoccupazione.

Con le assunzioni delle scorse settimane, il tasso complessivo di disoccupazione Usa era sceso a giugno all'11,1%, da un picco del 14,7% registrato ad aprile. Un risultato positivo ma fino ad un certo punto, perché include i lavoratori che noi definiremmo in cassa integrazione e che sono stati reintegrati, mentre il numero di coloro che è in cerca di lavoro è aumentato.

Il guaio vero è che i programmi per supportare lavoratori e aziende (medio piccole) americane sono in scadenza e non è ben chiaro che cosa accadrà già a partire dal prossimo mese di agosto.

A questo, c'è pure da aggiungere che in alcuni settori che hanno ricevuto finanziamenti fino a settembre - vedi ad esempio quello delle compagnie aeree - per mantenere inalterati i propri livelli occupazionali, si pensa già a piani di licenziamenti o, nel migliore dei casi, di prepensionamento e riduzione di orario di lavoro e stipendio per coloro che conserverebbero il posto.

Esempio recente quello della United Airlines, con sede a Chicago, che ieri ha annunciato la possibilità (concreta) di licenziare fino a 36mila dipendenti, il 45% della sua forza lavoro negli Stati Uniti, a partire dal 1 ottobre, perché il 30 settembre scadrà il piano da 25 miliardi di dollari votato dal Congresso che vietava i licenziamenti alle compagnie aeree.

I potenziali licenziamenti della United includono assistenti di volo, assistenti ai gate, addetti alla manutenzione e piloti, oltre al personale amministrativo. Secondo un rapporto del New York Times, la United potrebbe ridurre il numero di dipendenti da licenziare se le vendite dei biglietti aumentassero in modo significativo o se i lavoratori accettassero una decurtazione dell'orario o pacchetti di prepensionamento entro il mese di luglio. 

Non solo... in base alle dichiarazioni dell'amministratore delegato di American Airlines, Doug Parker, che ovviamente pure lui ha annunciato tagli al personale, la crisi generata dalla pandemia può anche essere un'opportunità, perché consentirà alle compagnie aeree di rivedere la propria organizzazione in modo da capire quanto sarà possibile ottimizzare i compiti della propria forza lavoro, per tenere così il più basso possibile il numero dei dipendenti... per aumentare il valore del titolo in borsa e i compensi per gli azionisti.

In questo scenario, c'è un signore che è stato eletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che rilascia dichiarazioni entusiastiche su quanto sta accadendo nel Paese da lui governato, cercando di mascherare con la propaganda il disastro prossimo venturo che la pandemia e la sua incapacità stanno allestendo. Il guaio è che il disastro dell'economia più grande del mondo non potrà non avere conseguenze anche sul resto del mondo... Italia compresa.

Autore Antonio Gui
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