70 organizzazioni per la difesa dei diritti umani chiedono una maggiore trasparenza da parte di Facebook, per quanto riguarda i criteri adottati nella rimozione dei contenuti, soprattutto in presenza di una richiesta da parte delle autorità.

Lo hanno fatto in una lettera indirizzata a Mark Zuckerberg, in cui si sono appellate alla responsabilità morale del capo del social network. Fra i firmatari oltre all'ACLU (American Civil LIberties Union), un movimento per i diritti umani americano, anche organizzazioni come il Sierra Club, il Center for Media Justice e il movimento SumOfUs.

Nella lettera si accusa Facebook di aver ripetutamente censurato dei post che documentavano violazioni dei diritti umani. Nei mesi scorsi, sarebbero stati rimossi contenuti relativi a casi di violenze delle forze di polizia.

Si fa riferimento anche alla rimozione della famosa foto della guerra del Vietnam, che ritrae la bambina nuda in fuga dal suo villaggio bombardato, e alla temporanea chiusura degli account di due giornalisti palestinesi.

Come si fa presente nella lettera, Facebook non è solo uno strumento di condivisione, ma anche una piattaforma utilizzata per la pubblicazione di informazioni. Come tale, quando a utilizzarlo sono gli esponenti più deboli della società per denunciare comportamenti illegali, ci sarebbe il dovere morale di tutelare queste informazioni.

La censura di Facebook si sarebbe abbattuta soprattutto su contenuti riguardanti gli incidenti seguiti all'uccisioni di neri da parte della polizia negli Stati Uniti. Questo finisce, secondo gli scriventi, per creare un grave precedente e per colpire e ridurre al silenzio le minoranze, come quella afroamericana.

Nella lettera si chiede esplicitamente che siano rese pubbliche, in particolare, le linee guida adottate per la rimozione di trasmissioni dal vivo e di materiale informativo. Dovrebbe anche essere resa disponibile una piattaforma pubblica, in cui gli utenti possano contestare la rimozione del materiale postato.

Inoltre, Facebook dovrebbe accettare un auditing esterno delle sue pratiche censorie e consentire un maggiore accesso ai dati. Infine, i profili degli utenti non dovrebbero essere forniti alle autorità senza un'espressa autorizzazione.

La richiesta dei firmatari della lettera è più che giustificata. Appellarsi alla responsabilità morale di Zuckerberg è semplicemente patetico. La via da seguire è ovviamente quella legale. Facebook è un monopolista e in Usa esistono normative in proposito, che impongono obblighi ben precisi a chi detiene un monopolio. Purtroppo, sembra che questo aspetto sia completamente ignorato quando si tratta di aziende che operano in rete.

Evidentemente, i politici americani pensano che le enormi spese per le campagne elettorali rendano impossibile la rinuncia ai finanziamenti dei colossi di Internet. Meglio, poi, non inimicarseli, altrimenti censurano i loro contenuti e danno rilievo a quelli del loro avversario.