Presentato oggi a Roma presso la Biblioteca “Nelson Mandela” il volume di autori vari, a cura di Elisa Giunipero,  dal titolo: “Ebrei a Shanghai - Storia dei Rifugiati in fuga dal Terzo Reich”. Pochi sono gli storici, anche tra gli specialisti della Shoa, che conoscono le vicende di una comunità ebraica in Shanghai, Cina, negli anni della persecuzione nazista e questo volumetto ha il pregio di far luce su queste vicende storiche ancora poco note. Il libro nasce da una visita al ghetto di Shanghai “Hongkou”  e dalla biografia di Ho Feng Shan, Console generale a Vienna che salvò molti ebrei.

Foto di Carlo Marino 

Si tratta di un capitolo marginale della storia della Shoa, ma che è sicuramente degno di essere conosciuto. A Ho Feng Shan è stata anche  dedicata una piazzetta a suo nome in Milano. La protagonista vera del volume è, però, la città di Shanghai negli anni dello stile Shanghai 海派作风- hǎipài zuòfēng, dove giunsero circa 18000 ebrei dal 1933 al 1937. Molti di loro erano partiti con navi da crociera dall’Italia. L’afflusso verso Shanghai terminò, purtroppo, con il bombardamento di pearl Harbour.

A Shanghai erano già presenti ricchi imprenditori ebrei sefarditi (famiglie Hardoon /Kadoorie e Sassoon, provenienti da Baghdad, Iraq), così come rifugiati russi ebrei erano presenti anche in Harbin dove era anche stata costruita una sinagoga e la città, porto aperto agli stranieri, offriva grandi opportunità di affari. Nella Shanghai occupata dai giapponesi furono, purtroppo, costretti a vivere gli ebrei e dal 1937, con l’invasione giapponese, Shanghai cominciò a declinare. Nell’estate del 1937, infatti, scoppiò la guerra sino-giapponese e nel novembre la città fu conquistata.

Alla fine degli anni Trenta Shanghai ebbe come un vuoto di potere e per questo motivo era stata scelta dagli ebrei. I nazisti cercarono di perseguitare gli ebrei anche in Asia, ma i giapponesi si opposero al piano nazista. Probabilmente ci furono pressioni da parte di potenti capitalisti ebrei presenti a Shanghai, sui giapponesi ( tra l’altro, anche i grandi hotel del Bund di Shanghai erano stati costruiti da famiglie di origine ebraica). Ambientarsi  fu  davvero difficile per i rifugiati provenienti dall’Europa e una delle testimonianze presenti nel volume è di Sonja Mühlberger, ebrea tedesca,   nata a Shanghai nel 1939. 

 Il personaggio che ha un meritato risalto nel volume è Ho Feng Shan, unico cinese insignito nel 2001 del titolo di giusto delle nazioni. Cresciuto da missionari luterani norvegesi, pur proveniente da una famiglia molto povera, entrò a far parte del Partito Nazionalista (Kuomintang) e divenne diplomatico.

Contro il volere dei superiori di non contrapporsi ai nazisti, egli rischiò la carriera . Il sistema inventato dal console era ingegnoso, in quanto il visto che egli concedeva serviva solo per uscire dalla Germania, mentre a Shanghai non serviva in quanto città aperta. Dopo il 1945 gli ebrei lasciarono Shanghai anche perché la situazione rivoluzionaria non li lasciava di certo ancora  tranquilli.

Si tratta di una lettura consigliata per chi volesse scoprire una interessante pagina di storia.