Secondo quanto ha comunicato questo lunedì Save the Children, a 3 anni esatti dall’inizio dell’escalation della guerra in Yemen, sono più di 5.000 i bambini che hanno perso la vita o sono rimasti feriti, 5 al giorno; 1,9 milioni di minori non vanno a scuola, 4 milioni sono sull’orlo della carestia e 11 milioni hanno bisogno di aiuti umanitari.


Di rimando, l'Unicef ha reso noto che 1 bambino su 5, residente in Medio Oriente e in nord Africa, vive in paesi in confitto. Secondo quanto dichiarato da Geert Cappelaere, direttore regionale Unicef per Medio Oriente e Nord Africa, «in Yemen, muore 1 bambino ogni 10 minuti a causa di malattie prevenibili. I progressi raggiunti sono stati drammaticamente perduti a causa di epidemie di polio, colera e difterite. Nel 2016, abbiamo dichiarato che le sofferenze dei bambini della Siria e dello Yemen avevano raggiunto un livello elevatissimo e che non sarebbe potuto andare peggio. Ma il 2017 si concluso in modo molto peggiore, con l’accertamento di oltre 2.000 bambini uccisi o mutilati a vita. Il numero reale potrebbe essere molto più alto.

Gli ultimi sette anni passeranno alla storia come una "guerra ai bambini" senza precedenti. Una corsa feroce fino al punto più basso dell'orrore, dell'uccisione, della brutalità. Le guerre in Siria e in Yemen sono solo esempi in cui i principi di base di protezione dei bambini vengono superati ogni singolo minuto di ogni singolo giorno. Ci sono molti altri conflitti o situazioni di violenza estrema in tutto il mondo, ma con le stesse o simili crudeltà commesse sui bambini.

I responsabili diretti di questa guerra ai bambini, coloro che indirettamente sostengono i conflitti e la violenza estrema, coloro che tollerano o sostengono, stanno mettendo da parte valori e leggi che vincolano la nostra umanità comune: regole e principi dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario che proteggono i bambini in ogni circostanza; obblighi che gli Stati si sono impegnati a rispettare decenni fa.
Nel mondo di oggi, queste leggi, questi principi, e con essi i nostri valori umani, sono più importanti che mai. La protezione dei bambini in ogni circostanza non è negoziabile. La guerra ai bambini, la guerra all'umanità, non è un'opzione!»


Sullo stesso tenore la dichiarazione di Tamer Kirolos, direttore di Save the Children in Yemen: «Negli ultimi tre anni, i bambini yemeniti sono stati bombardati e costretti alla fame, nella totale impunità per gli autori di simili violenze.

Migliaia di persone sono morte nelle loro case o negli ospedali mentre aspettavano invano medicine o aiuti salvavita e altre decine di migliaia di persone potrebbero morire quest'anno se non verranno intraprese azioni urgenti per porre fine alla violenza. I bambini che una volta sentivano di avere un futuro, hanno visto le loro città e i loro sogni ridursi in macerie.

La metà di tutti gli ospedali è stata danneggiata o distrutta, centinaia di scuole sono state attaccate o rase al suolo e 4 milioni di bambini sono sull'orlo della carestia. La cosa più triste è che tutta questa sofferenza è stata completamente provocata dall'uomo.

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica di tutte le parti in conflitto per porre fine allo spargimento di sangue e per rimuovere completamente il blocco in modo che gli aiuti umanitari e le forniture commerciali possano entrare nel Paese. Se così non sarà, il quarto anno di guerra in Yemen potrebbe rivelarsi il più mortale di sempre.»


Nelle parole sopra riportate appare drammaticamente evidente l'assuefazione, da parte della comunità internazionale e della sua opinione pubblica a questo stato di cose, come quasi se i conflitti in Siria e in Yemen, con le tragedie ad essi collegati, fossero o dovessero essere la normalità!

Solo in Yemen, da marzo 2015, sono più di 5.000 i bambini che hanno perso la vita o che sono rimasti feriti, in media ben 5 al giorno. Oltre 15.000 gli attacchi aerei registrati dall’avvio delle ostilità, mentre più di 22 milioni di persone, tra cui oltre 11 milioni di minori, hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Da ottobre 2016, inoltre, sono stati più di 600 i casi di minori, anche di 10 anni di età, reclutati da tutte le parti in conflitto e gravissime sono anche le conseguenze sul diritto all’educazione, con 1,9 milioni di bambini che non possono andare a scuola e che sono di conseguenza ancora più esposti al rischio del reclutamento forzato nei gruppi armati o dei matrimoni precoci.


Le organizzazioni umanitarie si affidano ad eventi ed iniziative per ricordare all'opinione pubblica la gravità di quanto sta accadendo in Medio Oriente, come l'installazione realizzata in questi giorni da Save the Children in un parco giochi di Roma, dove è comparso un kalashnikov gigante lungo 15 metri con tutt’intorno sacchi di sabbia che delimitano trincee, elmetti e segnali di pericolo mine, con l'intento di rappresentare un vero e proprio scenario di guerra.

Ma sono le istituzioni che dovrebbero intervenire in maniera più incisiva al riguardo, sostituendo il finto non sapere dettato dall'ipocrisia della diplomazia con una presa di coscienza che porti la comunità internazionale ad agire concretamente in proposito.