Ci volevano le elezioni tedesche per iniziare a preoccuparci per la democrazia. Tutti i più importanti Paesi dell’ex Patto di Varsavia che attualmente sono membri della “super democratica” Comunità europea hanno adottato un regime antidemocratico.

Ma la “palmares” dell’incoerenza spetta come sempre al nostro Paese: è un dato storico incontrovertibile che il fascismo è sempre stato al potere convivendo con una Costituzione antitetica ai suoi principi e nessuno se n’è mai curato, anzi….

Bisogna fare attenzione però al fatto che la forma democratica è stata una scelta da parte della classe politica che aveva contribuito alla liberazione del Paese e non una imposizione dall’esterno: il Paese aveva fatto la scelta giusta, a guastare la festa ci si sono messi i vincitori con la loro arroganza, guarda caso per “difendere” la democrazia dal comunismo.  

La Germania del dopoguerra doveva avere una economia basata sull’agricoltura e il turismo e subire un’altra democrazia come la precedente che l’aveva spinta verso Hitler e i suoi sogni di gloria e di riscatto invece eccola qua, a dispetto di tutti è una pimpante forza industriale che ha esportato in tutto il mondo la sua tecnologia. I suoi cervelli migliori sono stati reclutati dagli americani che li hanno impiegati nei loro più ambiziosi progetti di sviluppo e modernizzazione del loro sistema economico e scientifico rendendo l’America una potenza mondiale in quasi tutti i campi. Ormai la Germani da anni si è seduta al tavolo di quelli che contano nella Comunità e detta legge soprattutto nei riguardi dell’Italia.

C’è da chiederci perché la democrazia abbia vita breve, tutta la vogliono ma alla fine tutti la tradiscono.

Perché le cose durino nel tempo e migliorino occorre averne cura, bisogna difenderle dai pericoli e dai nemici che sono potenti.

L’Italia è un altro esempio di manipolazione nell’amministrazione dello Stato con l’imposizione da parte dei vincitori di una classe dirigente antidemocratica e criminale (infatti molti elementi reintegrati erano criminali di guerra graziati). 

Se non vi è verità non vi può essere giustizia e senza giustizia non vi è pace: la convivenza civile è costantemente minata dalla violenza più o meno manifesta di coloro che disprezzano la democrazia e la combattono nei Parlamenti a colpi di modifiche legislative per svuotarla dei suoi contenuti morali e civili.

Al “tintinnar di sciabole” si è sostituito il più antico “sbatter dei tacchi”, a questo punto della storia occorre porci un quesito: “Cosa possiamo fare per arginare un tale assalto al governo del popolo?”

Se le elezioni rappresentano la libera autodeterminazione dell'assetto politico dello Stato, il rovescio della medaglia è la delega senza responsabilità all’eletto in Parlamento. Costui non dove rendere conto agli elettori di quanto compie durante il suo mandato. Qui si inserisce il vero problema che mina la sovranità popolare: la irresponsabilità delle “scelte politiche” tesi portata da Craxi in Parlamento per auto assolversi da ogni addebito per la corruzione divenuta sistemica. In Italia i problemi si accumulano ma non si smaltiscono.

Il nostro Paese viene metodicamente prosciugato da un processo di “autocannibalismo”. Quando un organismo vivente non ha da che nutrirsi inizia ad utilizzare prima le riserve di grasso poi le proteine dei muscoli e alla fine gli organi vitali: questo rappresenta il consueto rito del “capro espiatorio” che si ripete nei confronti di milioni di poveri definiti dei falliti e inetti per giustificare un crudele gioco al massacro sulla loro pelle e a tacitare la diffusa cattiva coscienza di una collettività vile ed egoista.

Per curare la democrazia e garantirci una sopravvivenza dignitosa occorre fare attenzione alla vita dei cittadini, riportare la nostra attenzione su cosa accade intorno a noi solo così possiamo riappropriarci dei nostri destini. 

Una presenza attiva nella realtà quotidiana sorretta da sani principi democratici permetterà ai cittadini di contrastare sistematicamente le attività corruttive del potere economico e istituzionale che spadroneggia nella vita degli onesti.


Concludo con un episodio che risale a molti anni fa. Mi fu chiesto di dedicare del tempo al “Tribunale del malato”, accettai ma durai pochissimo adesso vi spiego perché. 

Il primo incarico fu far aprire il reparto di fisioterapia rinnovato completamente ma non funzionante per la mancanza di una firma: mancava la certificazione relativa al collaudo dell’impianto elettrico. Durante l’incontro con il manager pro-tempore venni a conoscenza del paradosso legale che ne impediva l’apertura. Chi aveva realizzato l’impianto elettrico e era un dipendente della struttura sanitaria non poteva apporre la firma per il collaudo ma, allo stesso tempo, non lo poteva fare un tecnico esterno, tradotto: erano anni che il reparto era pronto ma non funzionava. Il responsabile temeva che una forzatura avrebbe portato ad una denuncia penale. Spiegai che non ero lì per fare denunce ma per aiutare se potevo a far funzionare i servizi per i cittadini, dopo una settimana il reparto era attivo. 

A quel punto chiesi copia del bilancio per vedere se vi era disponibilità di fondi per presentare dei progetti da finanziare per migliorare i servizi: il “capobanda” dell’amministrazione dell’ospedale incontrandomi in un corridoio disse ad alta voce: "Cosa va cercando quella rompic….!  Si deve fare i ca…   suoi!". A prescindere che non ero lì per mandare in galera nessuno, ma per dare una mano come avevo fatto per il reparto di fisioterapia ma quando girano nelle strutture pubbliche certe “coscienze sporche” è inevitabile che persone come me vengano allontanate. Infatti, dopo una settimana mi fu comunicato che mi era stato ritirato il mandato. Amen!

Questa è la dimostrazione di come il cittadino è ridotto a contribuente e suddito. Non vi fidate delle associazioni a difesa dei diritti, sono pagate per non farlo. Ricominciamo a riappropriarci della nostra esistenza attraverso una presenza cosciente nella vita quotidiana, talvolta basta un sorriso.