Colonial Pipeline aveva dichiarato alla Reuters che non avrebbe pagato il riscatto richiesto dagli hacker che hanno bloccato i computer dell'azienda crittografandone i dati, aggiungendo che stava lavorando a stretto contatto con le forze dell'ordine e la società statunitense di sicurezza informatica FireEye per mitigare i danni e ripristinare le operazioni.

Secondo l'agenzia Bloomberg, invece, Colonial Pipeline avrebbe invece pagato un riscatto di quasi 5 milioni di dollari agli hacker autori dell'attacco ransomware, utilizzando una criptovaluta, già nelle ore successive all'attacco. La società, però, per ripristinare la propria infrastruttura informatica avrebbe preferito comunque ricorrere al proprio backup. 

L'oleodotto ha iniziato nuovamente a funzionare nelle scorse ore dopo quattro giorni di blocco che ha causato aumento del costo della benzina (per la prima volta in sei anni e mezzo oltre i 3 dollari al gallone) e la penuria di carburante in alcuni Stati del sud-est, anche a causa della corsa alle scorte da parte di molte persone.

DarkSide, il gruppo di hacker responsabile dell'attacco, nel frattempo ha annunciato di aver violato la sicurezza di altre tre società, dicendo che avrebbe pubblicato centinaia di gigabyte di dati di una società brasiliana, di  una società Hi-Tech statunitense con sede a Chicago e una società  britannica.